LA BUROCRAZIA FRENA LE RINNOVABILI "AVANTI TUTTA CON I NUOVI IMPIANTI"

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LE RINNOVABILI in Italia stanno attraversando una crisi di crescita. Su 4.824,9 MW finora messi a gara dal Gse per erogare gli incentivi alle fonti rinnovabili previsti dal decreto Fer 1, ben 2.816,5 non sono stati assegnati; gli impianti, asfissiati dalla burocrazia e dalla sindrome Nimby, non vengono realizzati. E gli obiettivi di crescita sono a rischio. E il ministro del’Ambiente Roberto Cingolani intende intervenire. "La transazione – ha detto in Parlamento – rischia di avvenire troppo lentamente a causa delle enormi difficoltà burocratiche e autorizzative che riguardano le infrastrutture in Italia". "Occorre rivedere il meccanismo delle aste – ha aggiunto – per gli impianti di fonti rinnovabili. Con il ministero delle Infrastrutture faremo proposte e interventi normativi per rendere le procedure più spedite, e con il ministero della Cultura per realizzare un sistema di permessi che offra procedure, tempi e soluzioni certe e che si attenga a parametri oggettivi nella valutazione dell’impatto degli impianti di energie rinnovabili".

È quel che servirebbe, non solo all’ambiente ma anche alle aziende. Come ripete da tempo Confindustria. Da parte sua Enel – primo operatore privato nel settore delle rinnovabili a livello mondiale, con circa 49 GW di capacità totale – presentando i conti 2020, ha ribadito l’impegno per la transizione energetica, e ribadito l’accelerazione nell’uscita dal carbone per incrementare la riduzione delle emissioni di gas serra. La dismissione degli impianti a carbone resta anticipata a livello globale dal 2030 al 2027 e in Italia dal 2025. "La produzione da carbone diminuirà del 65% anno su anno tra 2019 e 2020" ha ricordato il Ceo Francesco Starace nel corso di una conference call con gli analisti – passando da 37,6 TeraWattora nel 2019 (16% del totale) a 13,2 TWh nel 2020 (6% del totale), con 2.8 GigaWatt di capacità a carbone dismessi nel 2020. La capacità a carbone installata passerà da 11,7 GW nel 2019 (14% del totale) a 8,9 GW nel 2020 (11% del totale), facendo segnare un -24%.

Nel periodo 2021-2023 Enel prevede di investire direttamente circa 40 miliardi di euro, con poco più di 17 miliardi di euro dei quali destinati alle rinnovabili. Nelle energie pulite il gruppo prevede di investire nel quadro del modello di business di ownership, un totale di 16,8 miliardi di euro, di cui 15,7 miliardi di euro per lo sviluppo di oltre 15,4 GW di nuova capacità, principalmente in Paesi in cui ha una presenza integrata. Nel modello di business di stewardship, la utility prevede di mobilitare invece un totale di 3,8 miliardi di euro, di cui 500 milioni di euro in investimenti diretti e 3,3 miliardi di euro di investimenti di terzi: questo investimento porterà 4,1 GW di nuova capacità, principalmente nell’area Asia-Pacifico e in Africa. La capacità di nuova realizzazione dovrebbe raggiungere circa 19,5 GW, in aumento di circa il 40% rispetto al piano precedente. Si stima che la capacità costruita in media ogni anno aumenti a circa 6,5 GW, con un incremento del 40% circa rispetto al piano precedente, progredendo verso la media di 9,6 GW annui prevista per il decennio. E la quota che andrà all’Italia dipenderà probabilmente anche dalla riforma del meccanismo delle aste e dagli interventi normativi promessi dal ministro Cingolani.

Alessandro Farruggia