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La crisi del colosso web Groupon: a rischio 128 lavoratori a Milano

Tagli al personale, in bilico un dipendente su 3. Giovedì vertice coi sindacati di Nicola Palma

La società americana è diventata famosa per i coupon

Milano, 29 settembre 2015 - Un colosso dell’e-commerce. Una start-up di successo, fondata poco meno di 7 anni fa a Chicago. Dal 2008 in avanti, Groupon ha rapidamente scalato posizioni nella classifica dei siti più cliccati: i suoi coupon hanno fatto tendenza nella storia recentissima del web, la public company fondata nell’Illinois da Andrew Mason e Jason Child è diventata in breve tempo un irrinunciabile punto di riferimento per i patiti del pacchetto-sconto. Ora, però, pare che il trend si sia invertito, come può capitare nella galassia internettiana in perenne mutamento. Almeno così sembra a sentire l’allarme lanciato qualche giorno fa dalla Filcams Cgil, che parla di una procedura di licenziamento aperta per 128 dipendenti del gruppo in Italia.

«L’azienda – attacca il sindacato – ben lontana da qualsiasi tipo di crisi, lamenta invece il calo del fatturato, a causa del quale è costretta a rivedere la propria struttura dei costi e l’avvio di nuove procedure automatizzate». Un ridimensionamento che coinvolgerà il personale di Groupon a più latitudini (1.100 licenziamenti su un totale di 10mila dipendenti sparsi per il mondo), ma che in Italia – quartier generale in corso Buenos Aires a Milano – rischia di avere ripercussioni decisamente più pesanti: quasi un lavoratore su tre (128 su 363) potrebbe restare a casa. C’è comunque da ricordare che la vertenza è ancora in una fase preliminare. Da Groupon precisano che la ristrutturazione è necessaria, aggiungendo però che l’interesse per le persone rimane una priorità. Pure i sindacati, al momento, non vedono tutto nero.

Giovedì primo incontro tra le parti per cercare una soluzione condivisa, anche se è difficile che i vertici della start-up tornino sui loro passi. In ogni caso, se l’azienda confermerà le sue intenzioni, i delegati si rivolgeranno anche alle istituzioni locali per provare a salvare i lavoratori. Del resto, non è la prima volta che i sindacati si trovano ad affrontare una situazione simile nel campo del commercio elettronico: solo un anno e mezzo fa, tanto per fare un esempio, la comunicazione di 52 licenziamenti (su 128 lavoratori) da parte della multinazionale spagnola Privalia aveva scatenato una vera e propria rivolta on line dei consumatori.

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