Lombardia, oltre 400mila giovani senza studio e lavoro

La crisi presenta il conto: gli under 35 lontani dai libri o da un impiego sono preda di precariato e contratti in nero

Antonio Verona della Cgil

Antonio Verona della Cgil

Milano, 6 novembre 2018 - Un posto di lavoro “giovanile” su quattro perso negli anni della crisi, che adesso fa sentire i suoi effetti peggiori su chi ha meno di 35 anni. Oltre 340mila lombardi fra 15 e 34 anni che formano l’esercito dei Neet - non studiano, non lavorano e non sono impegnati in percorsi di formazione - ai quali si sommano i 60mila disoccupati.

E una scure che, a differenza del passato, adesso colpisce principalmente figure qualificate, diplomati o laureati che vedono restringersi le opportunità e sono costretti a fare i bagagli. I numeri dipingono una generazione perduta, composta da nati negli anni ‘80 e nei primi anni ‘90 tagliati fuori da un mercato del lavoro che ora predilige figure professionali più giovani, appena uscite da scuole e università. «Dopo anni di precariato hanno perso le speranze e la voglia di mettersi in gioco», spiega Antonio Verona, responsabile del dipartimento Mercato del lavoro della Cgil di Milano che snocciola il triste bilancio dell’occupazione lombarda tra gli under 34. Circa un milione di occupati (il 68% lavora nel terziario, il 30% nell’industria, il 2% nell’agricoltura), 60mila disoccupati e 340mila inattivi, i Neet. Dal 2008, anno della crisi, si sono persi 250mila posti di lavoro giovanili. E i tagli più consistenti hanno interessato il settore delle costruzioni, con un calo del 53%.

Solo nell’area della Città metropolitana, al centro di un’indagine del sindacato, sono 100mila le persone fra 25 e 35 anni disoccupate o inattive. Spesso hanno anni di precariato alle spalle e, rimasti fuori gioco, rischiano di non vedere mai la pensione. Un blocco innescato anche dall’innalzamento dell’età dell’uscita dal lavoro, con la legge Fornero, che ha rallentato il ricambio nelle aziende. «Il ritorno ai livelli pre-crisi è ancora lontano – sottolinea Verona –. Mentre crescono i posti di lavoro nel commercio, in generale meno qualificati, adesso a differenza degli anni precedenti soffrono maggiormente i laureati. Sono convinto che il Decreto dignità non invertirà la tendenza, così come le politiche sul lavoro dei Governi precedenti. I tassi occupazionali sono legati ad altri fattori». Secondo il segretario generale Felsa-Cisl Lombardia, Daniel Zanda, la stretta sui contratti a termine voluta dal ministro del Lavoro Luigi Di Maio lascerà a casa 7 precari su 10. I tre più fortunati verranno assunti. Per gli altri si riaprirà la roulette dei contratti a termine, mentre una quota potrebbe finire per alimentare la schiera dei lombardi che ha scelto la strada del lavoro nero.

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