Grano: l'Ucraina riapre i porti fluviali sul Danubio, i russi distruggono i raccolti

Intanto i prezzi del cereale balzano a livello mondiale del 6,6%. L'esercito di Mosca attacca i campi con proiettili incendiari, impedendo di spegnere i roghi

Esportare il grano ucraino verso l'Europa resta un'impresa molto complicata dalla guerra

Esportare il grano ucraino verso l'Europa resta un'impresa molto complicata dalla guerra

 Kiev - L'Ucraina sta ripristinando e ampliando alcuni dei suoi porti fluviali sul Danubio, da tempo in disuso, per facilitare l'esportazione di grano a causa del blocco della Russia sul Mar Nero: lo ha detto al Guardian la responsabile del dipartimento di politica agricola della regione di Odessa, Alla Stoyanova. Prima della guerra, i porti fluviali ucraini sul Danubio venivano raramente utilizzati e alcuni di essi giacevano in completo abbandono. Dopo l'invasione del Paese da parte della Russia e il suo controllo delle vie d'uscita verso il Mar Nero, tuttavia, Kiev ha deciso di resuscitare i suoi vecchi porti fluviali per evitare il blocco marittimo e accelerare l'export del suo grano.

«Prendiamo l'esempio del porto sul fiume Reni», ha detto Stoyanova riferendosi a uno tra i più importanti porti della regione del Danubio nell'era dell'Unione Sovietica e un passaggio verso la Romania. «Non è stato usato affatto di recente - ha proseguito -. Quindi ora stiamo lavorando per ampliarlo, insieme ad altri porti fluviali, per aumentare la capacità. Mentre parliamo, oltre 160 navi stanno aspettando nel Mar Nero di entrare nel canale di Sulina, ma non possono perché la capacità di quel canale è di sole 5-6 navi al giorno».

L'esercito russo sta «intenzionalmente» distruggendo i raccolti nella regione di Kherson, nell'Ucraina meridionale, e impedisce lo spegnimento degli incendi nei campi, spiega il portavoce dell'amministrazione militare regionale di Odessa Sergiy Bratchuk, secondo quanto riporta il Guardian. Condividendo le foto della polizia locale di campi in fiamme e bruciati, Bratchuk ha affermato: «A causa dei bombardamenti con proiettili incendiari, ogni giorno si verificano ampi roghi nelle strisce protettive e nelle foreste in tutto il territorio della regione. Inoltre, le truppe russe non consentono alla gente del posto di spegnere gli incendi che distruggono granai e attrezzature».

Intanto i prezzi del grano balzano a livello mondiale del 6,6% in un solo giorno con una decisa inversione di tendenza sotto la spinta della ripresa del dialogo tra Usa e Cina che sembra interessata ad acquistare per l`importazione grano straniero ma anche il mais che fa segnare un deciso aumento del +4,6%. Lo sostiene Coldiretti, citando con un comunicato "una analisi alla chiusura settimanale del Chicago Board of Trade, punto di riferimento internazionale del mercato future dei cereali con il grano che è salito a 8,91 dollari a bushel e il mais a 6,23 dollari per bushel dopo un periodo di ribassi". 

Una scossa per i mercati, dice l'associazione, dopo il lungo stallo sullo sblocco nei trasporti delle produzioni dell`Ucraina che è uno dei principali produttori ed esportatori e nel mondo esporta il 10% del frumento tenero destinato alla panificazione per un totale di oltre 18 milioni di tonnellate ma anche il 15% del mais per oltre 27 milioni di tonnellate. Anche la Commissione europea - continua la Coldiretti - ha rivisto al ribasso le prospettive a breve termine del mercato agricolo con la produzione totale di cereali nei Ventisette Paesi che dovrebbe raggiungere 286,4 milioni di tonnellate, il 2,5% in meno rispetto alla stagione 2021/2022, anche se le riserve esistenti "aiuteranno a soddisfare le esigenze del consumo interno e parte della domanda di esportazione, che dovrebbe rimanere elevata in considerazione delle pressioni sui mercati globali.

La produzione di grano e' stimata quest'anno in forte calo anche in Italia con un taglio medio superiore al 15% per effetto dei rincari dei costi di produzione e della siccita' che ha tagliato le rese dal Nord a Sud del Paese, secondo la Coldiretti che evidenzia come in alcune aree piu' produttive del Paese il crollo supera il 30%. Per effetto della riduzione delle rese a causa dei cambiamenti climatici complessivamente - conclude Coldiretti - il raccolto dovrebbe attestarsi attorno ai 6,5 miliardi di chili a livello nazionale su una superficie totale di 1,71 milioni di ettari coltivati fra grano duro per la pasta (1,21 milioni di ettari) e grano tenero per pane e biscotti (oltre mezzo milione di ettari).