Nella Bassa riparte la caccia al gas: un filo di metano per la speranza

Da nove pozzi solo 18 milioni di metri cubi l’anno. Il piano del Ministero per tornare a produrre

Idrocarburi in Lombardia

Idrocarburi in Lombardia

Milano - Un esile filo di gas che dal cuore del sottosuolo lombardo esce ad alimentare la speranza remota di un prezzo energetico più basso e di una minore dipendenza dalle forniture estere. Ma sotto la campagna e le case della Lombardia, da nove pozzi, sgorga ancora metano: 18,6 milioni di metri cubi nel 2019, 17,5 nel 2019 e 11,3 nel corso dei primi 10 mesi del 2020. Una goccia nel mare, lo 0,4% dei già esigui 5 miliardi di metri cubi prodotti dall’Italia (calati di mezzo miliardo), pochissimi rispetto alle necessità energetiche del paese, intorno ai 70 miliardi di metri cubi all’anno. 

Il problema energetico della locomotiva lombarda è tutto in queste cifre. Sulle quali, tuttavia, il ministero della Transizione ecologica punta di fare qualcosa. Da poco è stato presentato il “piano regolatore“ delle zone di estrazione. E un ruolo ce l’ha anche la Lombardia, dove i pozzi divisi fra Casteggio, nel Pavese, Caviaga, nel Lodigiano, Gaggiano e Tribiano, nel Milanese, potrebbero rendere di più. E moltiplicarsi. La zona della Bassa, da sempre, è quella più vocata per la ricerca di giacimenti di gas. Cremona, Lodi e Pavia in testa. Esistono, secondo i dati di fine dicembre 2021, 17 concessioni di ricerca di giacimenti di idrocarburi in regione, per un totale di circa novecento chilometri quadrati di superficie. E ora si dà il via libera alla ricerca.

Qui risiedono le speranze del piano del Governo, che punta a far salire almeno a 8 miliardi di metri cubi la produzione nazionale, anche in 24 mesi, a livelli raggiunti soltanto una decina di anni fa. Numeri ambiziosi, ma non sufficienti per dare autonomia all’approvvigionamento energetico, specie in una regione dove la crisi da bolletta ha già costretto alla chiusura società di servizi come quelle della gestione delle piscine e messo in crisi fabbriche energivore come le fonderie. Nel documento del governo si parla di “libertà di esplorazione“. Ci sono già comitati mobilitati contro questa ipotesi. A partire dai “No Triv“. Ma non tutti anche nelle zone interessate raccolgono l’invito alla protesta. "C’è preoccupazione, ma non si può far finta che il problema energetico non esista", dice Diego Vairani, sindaco di Soresina. Eppure sotto il suolo della pianura lombarda la ricchezza è anche quella dei vecchi giacimenti esauriti. A Settala, nel Milanese, a Sergnano, Bordolano e Ripalta, nel Cremonese (provincia che immagazzina il 40% del gas nazionale), e Brugherio, in Brianza, gli impianti di estrazione esauriti sono diventati centri di stoccaggio controllati dal gruppo Snam. E a questi si aggiunge il polo Italgas Storage di Cornegliano, nel Lodigiano. Un complesso di strutture che riesce a trattenere fino a 17 miliardi di metri cubi di gas.