
Tosca, dai suoi spettacoli è nato un album dal vivo
Milano, 24 gennaio 2018 - "La rivoluzione è un lavoro poetico” diceva Mohammed Sgaier Awlad Ahmad, uno dei più illustri aedi di quella Primavera araba di lotta e di speranza che, secondo alcuni, lo sbandamento culturale accusato dalla società tunisina in questi ultimi anni sembra aver riportato all’inverno. Ma grazie anche alle sue tante esperienze in giro per il mondo, Tosca non ha mai smesso di far crescere quel giardino fiorito in cui s’aggira oggi e domani sotto i riflettori dello Spazio Teatro No’hma Teresa Pomodoro di via Orcagna.
Quella frase del poeta nordafricano, infatti, Tiziana “Tosca” Donati se la porta scritta su un muro della sua scuola di arti Officina Pasolini e tatuata sul cuore, in mezzo agli “Appunti musicali dal mondo” che raduna nello spettacolo omonimo con Giovanna Famulari a pianoforte e violoncello, di Massimo De Lorenzi alle chitarre e delle sorelle Fabia e Alessia Salvucci ai cori. Dallo spettacolo è stato tratto tempo fa un album dal vivo impreziosito dalla presenza di alcuni riferimenti imprescindibili per la carriera della cantante quali il premio Oscar Nicola Piovani, Gegè Telesforo, Gabriele Mirabassi, Joe Barbieri, Danilo Rea e Germano Mazzocchetti.
Gli amici innanzitutto.
«Beh, Piovani è il grande compositore che ha riscoperto le mie radici musicali romane, Telesforo l’amico che mi sta al fianco dai tempi di Doc e dei comuni esordi nella banda di Renzo Arbore, Mazzocchetti l’anima musicale delle mie avventure teatrali, con Mirabassi condivido invece la passione per la musica brasiliana e con Rea i colori di tante canzoni. Barbieri lo considero un po’ il mio alter ego maschile».
Com’è iniziata l’esperienza di questi “appunti”?
«Tutto nasce da “Il suono della voce”, l’album in cui Ivano che mi ha regalato quello che considero il più bel brano del mio repertorio. Il tour seguito alla pubblicazione m’ha portato in posti che mai avrei immaginato di frequentare come il Bargello di Firenze o Castel Sant’Angelo. Mi ha aperto pure una strada dell’estero, quella dei festival jazz e world. Mi sono portata appresso un operatore e ho fatto incontri straordinari».
Qual è stata la reazione?
«Applausi scroscianti, anche se probabilmente capivano in pochi. Tutto questo si trasformerà in un documentario per Rai Cinema che, dopo le esperienze a Tunisi e Lisbona, intendo completare tra maggio e giugno a Parigi, San Paolo, Rio, Brasilia Belo Horizonte; credo che uscirà tra un anno accompagnato dalla colonna sonora a cui sto lavorando, appunto, con Barbieri».
E cosa c’entra con tutto questo col recupero della “Prisencolinensinainciusol” in versione accelerata già incisa ne “Il suono della voce”?
«Ero alla ricerca di un grammelot, di un canto con parole non significasse nulla. Una sera ho incrociato un filmato d’epoca di Celentano che passava alla tv è mi sono detta: ecco il pezzo giusto».
A Capodanno ha collaborato con La Fura dels Baus.
«Esperienza straordinaria. Peccato solo il poco tempo che abbiamo avuto per provare. Ho cantato al Circo Massimo».
Ventidue anni dopo la vostra vittoria in coppia con “Vorrei incontrarti fra cent’anni”, Ron torna a Sanremo con i favori del pronostico.
«Se li merita perché è un grande artista, una persona autentica. E poi porta un pezzo di Dalla. Con la canzone giusta, pure a me piacerebbe ritentare».