DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Sei personaggi e la crisi dell’attore: "Dobbiamo continuare a spiazzare"

Il classico di Pirandello allo Strehler nella versione di Valerio Binasco. Con una sfumatura alla Tim Burton

Valerio Binasco, 60 anni, direttore artistico dello Stabile di Torino, nello spettacolo

Valerio Binasco, 60 anni, direttore artistico dello Stabile di Torino, nello spettacolo

"Dramma senza atti né scene: ci sono due interruzioni che sembrano casuali". Così Pirandello introduce il suo “Sei personaggi in cerca d’autore“. E forse anche per questo nel 1921 al Teatro Valle di Roma (a proposito: che fine ha fatto? Vien da rimpiangere l’occupazione), gli spettatori lo accolsero urlando: "Manicomio! Manicomio!". Che pensarci oggi fa un po’ sorridere. Quello che rimane è una certa libertà d’intervento alla regia. Un classico, ma un po’ meno rigido di altri titoli, proprio per quell’interrogarsi sulla natura del teatro, realtà e finzione, l’essere e la maschera.

Temi intorno ai quali torna a indagare Valerio Binasco, da martedì allo Strehler col suo "Sei personaggi in cerca d’autore", in replica fino al 9 marzo. Produzione dello Stabile di Torino, da tempo diretto dal regista piemontese. Un lavoro in cui le istanze artistiche, le furie teatrali, si confrontano con le vicende di una famiglia devastata. Personaggi spettrali. Piccolo-borghesi che interrompono le prove della compagnia sul palco per raccontare la loro storia. In un fascinoso total black, gonfi d’inquietudini e occhiaie. Un po’ alla Tim Burton. Fantasmi o quasi. In cerca d’autore, ma forse anche di pace. "È un testo concepito per spiazzare – sottolinea il regista –, bisogna trovare un modo per far sì che continui a sorprendere, anche se l’effetto è attenuato dal tempo: i Sei personaggi sono diventati un classico. Ma questa non deve essere una scusa per farne un pezzo museale sui vizi del teatro d’altri tempi, stravagante ma non troppo". Un Pirandello fuori dalla teca. Che ritrova autorialità estetica. Di fianco alla forza dirompente di quell’interruzione in sala. Di quella voce alzata da parte di personaggi che pretendono di essere sé stessi. Qualsiasi cosa voglia dire. Di vivere. Un atto di ribellione. A ribaltare il rapporto fra realtà e rappresentazione. E che getta in un pozzo esistenzialista l’intera arte.

Ci sarà poi tutto il Novecento per farsene una ragione. "Anche se Pirandello pare non curarsene – conclude Binasco –, c’è una trama principale. È quella di una compagnia di attori in profonda crisi creativa, che presenta i sintomi di una malattia grave: il degrado dell’arte teatrale. Crisi che si incarna nel regista-direttore. Lui è il medium. E non sa più cosa deve fare. Sa solo che per salvarsi la vita deve comunque fare qualcosa. Ma cosa? E per chi?" Domande non facili. Meglio lasciarsi condurre. Qui da un cast corale. Guidato dal capocomico Jurij Ferrini e dai "personaggi" di Valerio Binasco, Sara Bertelà, Giordana Faggiano, Giovanni Drago.