Salem, la violenza dell’intolleranza

Al Piccolo Filippo Dini porta in scena “Il crogiuolo“ di Arthur Miller, chiave per leggere il presente

 “Salem“

“Salem“

Milano, 30 ottobre 2022 -  Alla fine non fu nient’altro che una pandemia. Anche se in quel caso i sintomi causati dal virus (dalla follia) furono parecchio particolari: un’ingovernabile pulsione a calunniare il prossimo, a lasciarsi sedurre dalla delazione, dall’intolleranza, dalla violenza. Un panico collettivo. Che torna ciclicamente nelle masse. E che nel 1691 travolse la piccola comunità di Salem, dove si scatenò una sanguinosa caccia alle streghe. Da allora la cittadina ha cercato di dimenticare quel frammento della propria storia. Salvo poi nel secondo Novecento trasformarlo in un giro di affari e di turismo, divenendo meta di pellegrinaggi horror. Dinamiche di mercato. Quando però la vicenda era ancora avvolta da un minimo di riserbo, fu Arthur Miller che andò a dare un’occhiata ai documenti dell’epoca e alle carte del processo fantoccio. Materiali caldissimi. Che nel 1953 divennero la base per "Il crogiuolo", un grande classico del drammaturgo americano, che utilizzò il racconto per denunciare l’incubo paranoico della deriva maccartista. La psicosi anticomunista. Un paio d’anni dopo fu Visconti a portarlo subito in Italia. E oggi fa piacere ritrovarlo nelle mani di Filippo Dini, fra i pochi (pochissimi) che stanno dando un nuovo respiro a un certo teatro legato alla rappresentazione, solido nei riferimenti ma dal chiaro segno autoriale.

Dall’1 al 10 novembre lo si incrocia al Piccolo Teatro Strehler, che ha deciso di dare ampio spazio a questa produzione dello Stabile di Torino, in collaborazione con Bolzano e Napoli. "A Salem tutto ebbe inizio dallo strano comportamento di un paio di adolescenti – spiega il regista –. I medici rimandarono la faccenda alle autorità, alla comunità, quindi alla chiesa, al pastore. Ne conseguì che le ragazze, considerate in preda di un maleficio, si videro costrette ad accusare altri di averle stregate e grazie ad un crescendo di follia e paura, 144 persone furono processate e 19 furono giustiziate". Questi i fatti. Che divengono un intreccio corale. Dove è lo stesso Dini a guidare un cast di ben 14 interpreti pronti a dar vita agli incubi del reverendo Samuel Parris, di Betty e di Abigail, di John ed Elizabeth Proctor. Un mondo alla deriva. Fra paranoia e superstizione. Che si presta alla metafora di quegli anni bui, in cui lo stesso autore del Commesso si ritrovò "sotto osservazione". Ma che è un attimo usare come chiave per leggere il tempo presente. La nostra fragile, complessissima contemporaneità.