
Pokemon go, seguitissimo in Giappone (Ansa)
Milano, 1 settembre 2016 - Povero Jimmy Derocher! Classico bravo ragazzo texano, cresciuto nel mito tutto yankee di essere il “numero uno”. In che cosa, poco importa. Il record inseguito dal giovanottone a stelle e strisce era realizzare un milione di “punti esperienza” a Pokémon Go in sole ventiquattr’ore. Sì, aveva già raggiunto quella vetta in due giorni, ma vuoi mettere in uno… Così ha programmato una faticosissima camminata per le vie, le piazze, i parchi, i monumenti di Austin. Peccato che a metà dell’impresa i computer che monitorano il gioco abbiano deciso che quel maratoneta fai-da-te era troppo bravo. L’hanno spietatamente declassato a “bot”, baro. E gli hanno stoppato la partita. Pokémon Go è il gioco che, nella sua seconda giovinezza, sta facendo impazzire mezzo mondo (di chi non ha altro da fare…).

Con assoluta tempestività, Wow Spazio Fumetto ha allestito “Pokémania”, la simpatica mostra che da oggi al 2 ottobre racconterà l’universo Pokémon. Più recente del nostro, ma forse ancora più intricato. È il 1989 quando Satoshi Tajiri, giovanissimo geniale programmatore giapponese, si mette al lavoro su un progetto rivoluzionario di videogioco: un piccolo popolo di insetti che viaggiano via cavo da una consolle a un’altra (così per giocare occorre acquistarne due…). Creaturine da collezionare, da scambiarsi, da far combattere fra di loro. Sei anni di studi, d’innovazioni, alle spalle la potentissima Nintendo. E il 27 febbraio 1996 i Pokémon, l’originale versione definitiva di quegli insetti, sono pronti a conquistare il mondo, beh, diciamo il mercato. Prima come videogioco, poi come serie animata tv, quindi in versione fumetto, ancora come gioco di carte. Sino all’attuale Pokémon Go.
