
La Certosa di Garegnano
Il milanese medio da metà maggio a fine settembre il weekend rifugge dal suo indirizzo di residenza qualsiasi sia la sua estrazione sociale. Non c’è verso che in questa città qualcuno voglia rimanere a soffrire i caldi e a non lasciar scorrazzare solo americani abbrustoliti dal sole. Orde di turisti affollano Piazza Duomo ma anche i Navigli, Brera e addirittura Piazza Duse che prima di qualche TikTok andato virale era angolo di respiro per solitaria esigenza. Quegli sparuti concittadini che non hanno seconde e terze, si riconoscono tra loro e si autodenunciano cercando di raggiungere luoghi che facciano sentire la frescura e soprattutto la gioia di aver portato a casa la domenica sera un week end che non sia solo spesa-lavanderia-palestra-giardinetto per cani e bambini.
Tra le varie possibilità per assaporare il gusto esotico del sobborgo oltre a Gorgonzola, Cernusco sul Naviglio o Gaggiano consiglio sempre Garegnano che fino al 1923 era un comune a parte, come anche a Lambrate o Morivione, annessa alla città metropolitana di Milano espandendo così il concetto di periferia e continuità del concetto di hinterland. Quando si arriva a Garegnano la prima cosa che viene da dire è "Non sembra nemmeno di stare a Milano" perché è nitido l’impianto autonomo di piccolo borgo con vie che fanno quadrato, la piazzetta, il caseggiato rurale e qualche villa più signorile ma tutto finisce lì in uno spazio circoscritto, luoghi satelliti un tempo lontani dall’urbanizzazione. Sulla vicina viale Certosa sorgevano le fabbriche e più riparata invece la grande chiesa, che si chiama per l’appunto Certosa di Garegnano. Edificata a partire dal 1349 come il suo monastero venne ampliata a fine Cinquecento e dotata di grandi chiostri e foresterie in modo che i religiosi potessero condurre una vita appartata e sicura. Proprio come ogni tanto serve a noi frenetici milanesi vittime di ansie da weekend.