Mondo Marcio: "Il rap mi ha salvato dalla depressione"

All’anagrafe Gian Marco Marcello, il rapper si mette a nudo nel suo My Beautiful bloody break up

Il rapper Mondo Marcio

Il rapper Mondo Marcio

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Milano, 16 febbraio 2021 -  Ciao Tata. Bukowski raccomandava di non abbattersi dopo la fine di una storia d’amore perché se una donna ti lascia ne troverai un’altra “…e ti lascerà pure quella”. Ma la “narcisista travestita da vittima” col nome che comincia per “esse” a Mondo Marcio l’ha traumatizzato davvero se, al posto della più consueta lettera, ha voluto dedicargli le canzoni di un intero ep. Quel “My Beautiful bloody break up”, uscito ieri, in cui Gian Marco (Marcello, 34 anni) trova la collaborazione di Rose Villain e Nyv. Il “Break up” non sembra essere stato tanto “beautiful”. "Quando ci tieni ad una persona, perderla è la cosa più difficile da affrontare. Travolto dagli eventi non ho trovato altro sfogo che mettere in un disco quel che provavo. Quindi ‘My beautiful bloody break up’ è innanzitutto dal bisogno di scrivere". E poi? "Quando mi sono reso conto che poteva diventare un album vero e proprio, ho pensato al ‘concept’ di una lunga lettera d’amore indirizzata alla persona con cui non sto più insieme, ma a cui voglio ancora tanto, tanto, bene". Oddio, in “Goodbye kiss” le dà però della “str… ”. "I brani attraversano le emozioni provate da chi perde la persona cara; si va dalla rabbia alla depressione, alla malinconia, alla consapevolezza. E ‘Goodbye kiss’ esprime, appunto, la rabbia di quando litighi ma poi sei il primo a sentire il bisogno di chiedere scusa". Quindi il rap salva la vita? "Sì, questi pezzi hanno rappresentato l’unica certezza a cui aggrapparmi mentre il mondo mi crollava addosso e scivolavo verso la depressione, superata solo dopo alcuni mesi grazie anche all’opera di uno psicoterapeuta". L’album “terapeutico” ha funzionato? "Ha aiutato. Anche se una canzone dura solo 4 minuti e poi c’è tutto il resto della giornata da affrontare". Quanto ha influito il “lockdown” su queste canzoni? "Un bel po’. Perché la depressione è stata frutto della sovrapposizione tra il dolore del distacco e il tempo vuoto dell’isolamento. Quando sono stato obbligato a guardarmi dentro scoprendo che dentro non c’era niente di buono. Avrei voluto prendere l’aereo per andarmene dall’altra parte del mondo e invece mi sono ritrovato segregato tra quattro mura torturato dal ricordo". Milano è un porto sicuro in cui rifugiarsi o da cui scappare. "Purtroppo, la mia città è un luogo da cui scappare, piena di angoli che mi ricordano ciò che è stato. Posti come i Navigli, che cito nella stessa ‘Bloody break up’, cerco di evitarli". Qual è il senso di questo progetto? "Che certe canzoni, ora di tutti, speriamo possano dare uno sprone a chi si trova a vivere la mia stessa situazione".