Lillo & Greg, i re Mida della comicità surreale

Tutto il meglio di Pasquale Petrolo e Claudio Gregori (così all’anagrafe), insieme dal 1991, diversi ma complementari, genuinamente popolari, ma con sempre qualcosa di raffinato nelle scelte di DIEGO VINCENTI

Lillo e Greg

Milano, 5 aprile 2016 - "Romani de Roma" Lillo & Greg. Ma con una base di appassionati trasversale. E numerosissima. Sarà per quel gusto surreale, che fa venire in mente i talenti più belli di qualche tempo fa. Sarà che qualsiasi cosa facciano diventa in qualche modo (stra)cult: dalle trasmissioni di Marco Giusti al rock demenziale dei Latte & i Suoi Derivati, da “610” su Rai Radio 2 alle collaborazioni in tv. E poi il teatro, ovviamente. Dove tornano con un “Best of”, da stasera al Nuovo con la partecipazione di Vania della Bidia e Attilio Di Giovanni. Neanche fosse una compilation degli ABBA. Tutto il meglio di Pasquale Petrolo e Claudio Gregori (così all’anagrafe), insieme dal 1991, diversi ma complementari, genuinamente popolari, ma con sempre qualcosa di raffinato nelle scelte. E nel gusto.

Greg, dopo 25 anni insieme è il momento di un bilancio?

«Un bilancio sommario. Ci sono sketch provenienti dal teatro, dalla radio, dalla tv. Alcune cose che sono piaciute più al pubblico, altre a noi. Il nostro umorismo pare non subire il tempo che passa, forse perché non siamo legati all’attualità».

Ma è cambiata la vostra comicità in questi anni?

«Spero che l’esperienza abbia portato ad acquisire qualità. Il tempo ci ha insegnato a stare sul palco, a gestire quei momenti in cui annaspi perché non arriva la risata, ad attendere con fiducia, senza caricare troppo».

Che idea si è fatto del cabaret in tv?

«So di passare per snob ma a me non piace per niente. Penso che manchi un’onestà di base, come nella musica. Prima i gruppi nascevano nelle cantine per fare il loro sound, era quello l’obiettivo, non i soldi. Ora è il contrario. E la stessa cosa succede con la comicità. Tu sai che è il momento di prendere per i fondelli quel politico e ti accodi. Anche riguardo alla satira, non c’è più nessuno che la faccia a parte i Guzzanti».

Chi le piace fra i colleghi?

«Antonio Rezza, Bergonzoni, Benvenuti. Eddie Izzard nella stand up comedy inglese. Ma anche Maurizio Battista, con le sue sfumature di veracità capitolina, quel gusto dei piccoli ristoranti con pochi piatti. In giro invece è una pletora di trattorione firmate da chef pluristellati che usano tutti gli stessi ingredienti: il Pachino, il pecorino di fossa, il solito lardo di Colonnata…».

Eppure Rezza e Bergonzoni riempiono i teatri.

«Sì ma rimangono di nicchia. Noi facciamo cose un po’ diverse, il nostro riferimento è il Teatro dei Gobbi, elegante ma popolare. All’epoca il pubblico della tv era abituato, lo reggeva. Ma dagli Anni 80 si è costantemente lavorato sull’abbassare il livello».

Sketch preferiti?

«Mi diverte sempre “Calcola”, che poi è un intercalare che sfruttano i romani quando iniziano a gonfiare la verità. Un continuo gioco di iperbole».

Alcuni numeri li avete proposti anche con Virginia Raffaele, una vostra scoperta. Si aspettava che fosse travolta dal successo?

«Sì, ho però paura di alcune scelte. Lei ha sempre avuto un’altra marcia, fin dagli esordi, studia tantissimo, è una spugna. Temo solo che possa adagiarsi sulle imitazioni, rinchiudere così il suo istrionismo. Gli imitatori vengono sempre scalzati da quelli nuovi che arrivano».

Da oggi al 10 aprile al Teatro Nuovo. Biglietti 30/40 euro, info: 02.76000086.