
La presidente della Società del Quartetto: "A scuola si dovrebbe studiare Bach. Stagione dei concerti costruita nonostante i pochi contributi del ministero".
La nuova stagione della Società del Quartetto di Milano, una delle più antiche associazioni musicali italiane, si svela vivace, attenta al pubblico di sempre e a quello che verrà. In cartellone, 8 concerti, tra solisti e formazioni di musica da camera: protagonisti il violinista Leonidas Kavakos con Enrico Pace al pianoforte, il baritono Andrè Schuen nella Winterreise, il Quartetto Ebène nei primi due capitoli dell’integrale beethoveniana, la giovanissima star del violino Maria Duenas in duo con Alexander Malofeev. Inoltre i nuovi talenti fra cui il violoncellista sudafricano Abel Selaocoe e il violinista ucraino Dmytro Udovychenko, la pianista Anna Han. Cinque serate dedicate al pianoforte con Yulianna Avdeeva, Jan Lisiecki, Igor Levit, Rafal Blechacz e András Schiff con le allieve Schaghajegh Nosrati, Julia Amos e Nathalia Milstein, nel nuovo progetto "Building bridges". Due orchestre: Les Musiciennes du Concert des Nations dirette da Savall inaugurano la stagione il 21 ottobre, e la Akademie für Alte Musik Berlin che torna a Milano. Ilaria Borletti Buitoni, presidente del Quartetto, vice presidente Fai, ha un’idea precisa: "Come a scuola si studia Dante, si dovrebbe studiare Bach. La musica è nel dna dell’Occidente".
Avete organizzato una gran bella stagione, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
"Nonostante, come sempre, abbiamo ricevuto dal Ministero della Cultura un quarto dei contributi dati ad altre istituzioni musicali italiane, siamo riusciti a creare un programma equilibrato, con nomi, repertori importanti fra musica da camera, solisti, giovani talenti e orchestre. Rispetto lo scorso anno la nostra stagione è leggermente ridotta ma ci saranno eventi fra cui, spero, il ritorno di Martha Argherich. Abbiamo un progetto con l’Orchestra Sinfonica di Milano: le Schubertiadi: un viaggio che fra cameristica e sinfonie di Franz Schubert sia in Conservatorio, sia all’Auditorium. Dobbiamo collaborare fra noi e unire i nostri pubblici. Inoltre continueremo i nostri progetti sociali con alcune associazioni che si occupano della musica classica come strumento di coesione, sostegno, consolazione; torneremo a suonare a Casa Verdi, a Villa Necchi Campiglio-Fai. Quest’anno il Fai festeggia 50 anni e faremo diversi concerti con loro, il primo si terrà a Torba in omaggio a Giulia Maria Crespi".
E con grandi ritorni come Jordi Savall, Andràs Schiff. Cosa significa riproporre un artista?
"Molti ritengono la Società del Quartetto la loro casa milanese, questo dà l’opportunità agli ascoltatori affezionati di risentirli e ai nuovi di conoscerli. Tornerà anche il Quartetto Ebène con il ciclo integrale dei quartetti di Beethoven, un programma serio, in linea con il nostro messaggio di promozione della cultura musicale. E’ inutile ignorarlo, la musica classica è in difficoltà perché non è sostenuta pubblicamente, non è materia scolastica, i ragazzi, i bambini non la conoscono. I contributi pubblici sono affidati agli algoritmi e penalizzano una società come la nostra che ha 161 anni di attività".
Com’è composto oggi il vostro pubblico?
"A Milano l’attaccamento al Quartetto è forte, ma come accade a Londra, Vienna, Parigi. Ci manca una fascia d’età, quella che va tra i 35 e i 55, 60 anni. E’ un periodo in cui ognuno ha impegni familiari, si sceglie il concerto al momento piuttosto che acquistare un abbonamento. I nostri abbonati sono o molto giovani, studenti del Conservatorio, oppure persone avanti negli anni. La politica non capisce che Milano è una città in cui la cultura non deve essere stimolata, l’offerta è immensa, solo noi facciamo 80 concerti l’anno, non solo in Conservatorio, se selezionassero meglio i contributi ci permetterebbe di offrire ancora meglio a un pubblico più ricercato".