Giulia Mazzoni, il mondo in una stanza

Il nuovo album della musicista Giulia Mazzoni

Giulia Mazzoni

Giulia Mazzoni

Milano, 21 ottobre 2016 - Destino. Comporre musica per pianoforte, “contemporanea nel senso etimologico, non classico accademico, semplicemente del mio tempo”. Giulia Mazzoni, studi di pianoforte e composizione al Consevatorio Giuseppe Verdi di Milano, un primo album di appunti autobiografici, “Giocando con i bottoni”, dove le variazioni s’intrecciavano con posssibili song, presenta stasera alle18.30 alla Libreria Rizzoli di Galleria Vittorio Emanuele a Milano il suo secondo album “Room 2401” (Sony), che è un deciso passo avanti nella sua ricerca. Con Michael Nyman che ha arrangiato per due pianoforti “The Departure”, il tema scritto per il film “Gattaca”. La firma con Sony sviluppa il lavoro precedente di Giulia e il tour in Cina: il disco viene infatti pubblicato in Corea, Cina, Giappone, Taiwan e altri ancora, ci sarà un piccolo tour in Giappone.

«Il primo album è stato scritto in una stanza - spiega Giulia -, qui ho aperto porte e finestre, sono andata per la prima volta in Nordamerica. E in inverno. A Chicago, che mi incuriosiva per la Symphony Orchestra diretta da Riccardo Muti (l’ho incontrato), il Blue, il jazz dell’Aacm, le linee architettoniche e il paesaggio». La stanza in cima a un grattacielo dela Città del Vento, “Room 2401”, perché ogni tema è un racconto e un luogo. Il Lago Michigan (“Winter’s Dream”), “Ellis Island”, perché è stata anche a New York, il Metropolitan Museum of Art e Jeanne Hèbuterne, amante e musa di Amedeo Modigliani (“Rebel Muse”). Un raggio di luna che ti culla sul letto (“Daughter’s Moon”), il primo concerto cinese al Tianjin Grande Teatro (“In Your Eyes”), le Pleiadi (“Merope”), l’aeroporto di Pechino (“Destino”). Fino a un inevitabile “Silence”. Post impressionista, dalle parti di Satie, dove la struttura è nel linguaggio non nella forma. «Di Nyman mi affascinano la libertà, l’arrangiamento di parti che si incastrano, come in un Lego. È l’unico momento in cui sono un’esecutrice. Per il resto mi sono liberata di molte cose, come la “pesatura”, l’uso canonico del pedale». Che è infatti diverso e potente in “Silence”.

«In Merope abbiamo usato uno strumento da strada, l’handpan, e il suo suonatore. C’è anche un duo piano e violoncello. La mia formazione è classica ma voglio comporre. Suono il meraviglioso pianoforte di Sergio, Davide e Gianfranco Griffa, ho registrato anche nella Sagrestia di San Marco, dove ha dormito e suonato l’organo Mozart e Giuseppe Verdi ha composto il Requiem per i funerali di Alessandro Manzoni». Nei tre anni di laborioso silenzio discografico è stata anche in India, «dove ho comprato un sitar nello stesso negozio che aveva servito George Harrison a New Delhi. Ma non lo so suonare». Fa anche altre cose. «Uscirà un Ep digitale con la mia versione di “Space Oddity” di Bowie, “Titanium” di Sia e “Blu”, mio». “Room 2401” presenta tredici temi originali e tre bonus tracks, modulazioni di un sentimento musicale che molto ha viaggiato fuori e dentro Giulia.