
Un momento di “Nocturna“ di Rafaela Carrasco, spettacolo ispirato alle “Variazioni Goldberg“ di Bach
Basta la parola flamenco per richiamare a sé il pubblico che ne sente e ne ama condividere il respiro potente, l’anima vera, il colore autentico. Il Piccolo Teatro ospita ora la 18esima edizione del Milano Flamenco Festival con tre spettacoli di alta qualità, dal 16 al 20, e con nomi che rappresentano l’oggi dell’arte flamenca sotto il titolo generale di “Sin Límites”, che non ha bisogno di traduzioni. Maria Rosaria Mottola, che dirige l’evento, è un’attenta investigatrice del campo e commenta il programma, in prima nazionale, con il suo abituale entusiasmo.
Scorrendo le proposte di questa edizione, spicca la parola coreografia; in che senso, essendo il flamenco un’arte popolare spontanea?
"Il flamenco nasce libero e spontaneo, individuale, ma una volta entrato in teatro, prende forme coreografate, di gruppo; nel festival coesistono tutti e due i generi".
Che spazio ha la creatività femminile?
"Domani Rafaela Carrasco, premio nazionale 2023, presenta ‘Nocturna’ ispirato alle ‘Variazioni Goldberg’ e all’insonnia per sé, sei bailaoras e una cantaora; è un lavoro raffinatissimo in vesti bianche e nere".
Ci sono nuovi talenti da scoprire, anche stavolta?
"Il 18 è di scena Juan Tomás de la Molía, premio rivelazione l’anno scorso di Jerez-cuore del flamenco, nello stile bulerías; danza nell’impaginazione dell’innovatore Manuel Liñan, che ha osato assumere anche lo scialle, i volants e i gesti delle ballerine flamenche, da anni beniamino del festival".
Venendo agli uomini, un altro premiato è l’artista che il 20 chiude il ciclo 2025; con quale proposta?
"Eduardo Guerrero, miglior ballerino 2022, premio Madrid 2024, ha un carisma fisico straordinario; è bello e virtuoso. Si esibirà con una coppia di ballerini e quattro musicisti in ‘Debajo de los pies, un viaggio nel flamenco reinventandone il look".
Quali sostegni e quale pubblico ha il festival?
"Ci appoggiano il Ministero della Cultura e l’Ente Turismo spagnoli, oltre all’Ambasciata e alla nostra Regione, ma soprattutto ci segue un pubblico di tutte le età innamorato di questa arte, che portiamo anche tra i disabili, gli infermi, le famiglie, con tante attività di coesione sociale, di cui sono fiera".
Oltre alle classi e ai laboratori di Punto Flamenco, c’è anche il cinema a mostrare i segreti del magnifico universo culturale iberico; quali saranno i momenti forti?
"In collaborazione con Anteo Palazzo del Cinema, proponiamo un documentario, ‘Sin Límites’, sul flamenco inclusivo, un corto, ‘En mi piel’ del sivigliano Sándor M. Salas sul tema della disabilità, e anche ‘En mis zapatos’ di Pedro Morato Gabao sull’esperienza di Paco Mora, ballerino di Malaga, con la madre Carmen, affetta da Alzheimer, non mancano le videocreazioni di Patricio Hidalgo, che agisce con la parola e la pittura".
Com’è cresciuto il festival?
"Nei primi anni eravamo un po’ carbonari, all’Out Off, sala adattissima alla danza e al duende flamenco; poi è venuto il Teatro Studio Melato e ora la sala grande del Piccolo; il pubblico è cresciuto; c’è chi pratica; c’è chi ama e non pratica; ci sono i neofiti, i bambini, gli anziani, gli aficionados di sempre, gli spettatori del Piccolo; c’è una connessione speciale tra platea e scena, dove tutto accade dal vivo, voce, ritmo, corpo".