
Una scena dello spettacolo che si tiene all’Elfo sino al 12 gennaio
Con i piedi ben piantati nell’inferno. Ovvero: le dinamiche famigliari, fra amore, rancori, asfissie. Ne sappiamo tutti qualcosa. Figurarsi in questi giorni. Ma da alcuni anni Filippo Dini ha deciso di guardare in faccia la tigre. Indagare salotti e tinelli. Con quel suo teatro tradizionale ma dal forte segno autoriale. Tutto incentrato sull’attore. Come a ridefinire l’idea antica di capocomicato. Mentre ci si muove inquieti fra classici e contemporaneità. È successo nelle scorse stagioni con “Casa di Bambola“ e “Agosto a Osage County“. Si ripete oggi con quello che è forse il testo più famoso di Jean Cocteau: “I parenti terribili“, dal 7 al 12 gennaio all’Elfo Puccini. Un’opera del 1938. Che lo stesso intellettuale francese trasferì al cinema un decennio dopo. Mentre la prima versione italiana fu firmata addirittura da Visconti. Insomma: pedigree prestigioso. Per un lavoro prodotto da una cordata di teatri guidati dallo Stabile del Veneto, di cui Dini è direttore artistico. Un Dini protagonista anche in scena. Insieme a Milvia Marigliano, Mariangela Granelli, Giulia Briata e Cosimo Grilli. Per dar vita a una famiglia potentemente disfunzionale, composta dai coniugi Georges e Yvonne, il figliolo Michel e Léonie, sorella della padrona di casa. Una famiglia chiusa in sé stessa. E gonfia di segreti e cicatrici. Pronta a esplodere nel momento in cui il ragazzo annuncia di essersi fidanzato con Madeleine e la vuole far conoscere ai suoi genitori. "È una rappresentazione della famiglia che suona un po’ come ultimo atto di questa colonna portante del nostro vivere sociale – spiega il regista –, un’istituzione che oggi nella nostra vita quotidiana comincia a traballare, almeno per come sempre ce la siamo immaginata nel passato, proprio per l’impossibilità della coppia di riuscire a confrontarsi nel contemporaneo". Diego Vincenti