Sir Elton John a San Siro: sarà un grandioso commiato

L’unica tappa italiana del “FarewellYellow Brick Road Tour“, congedo dalle scene del 75enne Rocketman: Milano è nel mio cuore

Elton John, 75 anni

Elton John, 75 anni

 

MILANO

Tra il pubblico di Milano e le celebrazioni del Giubileo di Sua Maestà, il Pinball Wizard sceglie San Siro. “Pre recorded performance” avverte, infatti, il programma del “Platinum Party at the Palace” indicando che stasera quella di Elton John sarà l’unica esibizione registrata. Tra i Queen e Diana Ross, Duran Duran e Andrea Bocelli, il Rocketman sarà presente solo in essenza, impegnato a mille chilometri di distanza nell’ultimo concerto italiano (assicura) della sua carriera.

Per l’inchino finale ai fans peninsulari, infatti, Sir Elton sceglie la Scala del calcio e la risposta è il “sold-out” di un “Meazza” in cui non era mai stato prima. Effetto dell’avere tra le mani l’ultima chance di strappare un lembo d’epopea, certo, ma anche sincera riconoscenza dei fans verso uno dei “songwriter” più popolari ed amati dell’empireo pop. "Non ero ancora molto famoso, eppure Aretha Franklin volle incidere lo stesso il mio primo singolo, glielo voglio dedicare" dice di solito lui, 75 anni, prima di attaccare “Border Song” ricordando come le sue capacità autoriali furono apprezzate subito dai più grandi. Una convinzione che questo Farewell Yellow Brick Road Tour rinnova ad ogni passaggio di un repertorio capace di regalare una notte speciale ai personaggi tratteggiati dai testi del paroliere Bernie Taupin e dotati di un soffio vitale da quelle dita grassocce con cui lui, Reginald Kenneth Dwight, infiamma i sogni di tre generazioni catturando i sogni del ragazzino di “Levon” come il sorriso triste di quella Marylin (e di Lady D) a cui in “Candle in the wind” ricorda come la sua (loro) candela si sia spenta molto prima di quanto non abbia fatto la sua (loro) leggenda.

Mentre cade il mezzo secolo di un album storico quale “Madman across the water”, accompagnato dall’inevitabile ristampa con rarità, demo e outtake, l’idolo di Pinner torna in concerto a Milano per la quindicesima volta (anzi, la 18esima considerati gli eventi privati della moda e le apparizioni in spettacoli tv). Da quel 17 aprile 1973 in cui affrontò per la prima volta il pubblico del Vigorelli lo separano 17.495 giorni eppure oggi come allora il chitarrista Davey Johnstone e il batterista Nigel Olsson sono della partita rinfocolando un’idea di amicizia difficile da incrociare nelle cose del rock. Il bassista Dee Murray, no. Lui se n’è andato nel ’92, sostenuto da Elton fino all’ultimo. La band è molto più nutrita del trio di allora e include pure John Jorgenson alla chitarra, Matt Bissonette al basso, Kim Bullard alle tastiere. Alle percussioni John Mahon, ma soprattutto il pirotecnico, teatralissimo, Raymond “Ray” Cooper.

«Mi congederò nel modo più grande possibile, esibendomi al mio meglio, con la scenografia più spettacolare che io abbia mai avuto, suonando in luoghi che hanno significato tanto per me durante tutto il corso della mia carriera" aveva promesso Elton-Kenneth dopo il successo grazie alla “Cold heart” in duetto con Dua Lipa. C’è da credergli. Da ricordate che il concerto è alle 20, con apertura dei cancelli alle 16.

Andrea Spinelli