FABRIZIO LUCIDI
Cultura e Spettacoli

Gigi Datome, la leggenda del basket campione di lettura: “Ogni libro è un viaggio. E il conte di Montecristo mi lasciò a bocca aperta”

Lo sportivo leggeva fino a pochi minuti prima della sirena: “Ancora questa passione fa parte della mia vita. E ora per Book Pride curerà la sezione sport e tre eventi speciali

Datome, campione di lettura: "Ogni libro è un viaggio. E il conte di Montecristo mi lasciò a bocca aperta"

Datome, campione di lettura: "Ogni libro è un viaggio. E il conte di Montecristo mi lasciò a bocca aperta"

"Cosa vogliamo". È il tema dell’ottava edizione di Book Pride, dall’8 al 10 marzo a SuperStudio Maxi di via Moncucco. E in merito Gigi Datome ha avuto sempre le idee chiare. Sul campo da basket, dove - partito dalla sua Olbia, periferia dell’impero della pallacanestro - ha appena terminato una carriera da sogno. Tre campionati italiani tra Siena e l’amata Olimpia Milano, tre turchi, una Eurolega con il Fenerbahce, l’Nba con le maglie leggendarie di Detroit Pistons e Boston Celtics.

E poi il suo lato più nascosto ai riflettori (per gli altri, perché lui lo rivendica - e fa bene), la lettura. Non un hobby, "ma un modo per vivere altre vite, altri punti di vista, per mettersi nei panni altrui. Capacità allenata dalla lettura che mi è stata utilissima anche nella carriera di cestista, per accogliere compagni di culture, etnie, lingue e religioni diverse dalla mia". Ora per Book Pride curerà la sezione sport e tre eventi speciali. Suoi ospiti Flavio Tranquillo, storica voce del basket alla tv, e il cantautore Ghemon.

Gigi Datome, il libro che le ha cambiato la vita?

"Tanti, tantissimi, sono un lettore onnivoro. Ma se proprio dovessi sceglierne uno, “Il Conte di Montecristo“ di Dumas. Mi ha lasciato a bocca aperta. Poi, certo, ci sono stati anche Camus e Dostoevskij...".

Quando ha cominciato?

"Da ragazzino mi sono innamorato dei libri, di questo modo di viaggiare senza viaggiare, lasciandosi trasportare da storie, da altre vite, da punti di vista differenti dal mio. In poche parole: guardare il mondo con la testa degli altri. È stato anche un bel modo di togliermi di dosso la pressione dello sport".

Lei sfata i luoghi comuni sugli atleti di altissimo livello concentrati solo su sport, social e ricchezza...e mai un libro.

"Appunto, un luogo comune. Anche nel mio sport, nelle varie squadre per cui ho giocato, pure in Nba, ho conosciuto atleti come me che amavano leggere. Qualcuno, in ogni club, ne ho trovato. Io sono solo uno tra i pochi che ne parla...".

C’era chi la prendeva in giro?

"Mah, sì è capitato di ascoltare battute in spogliatoio. Ma io sono autoironico e ne sorridevo. Detto questo, la maggior parte dei miei compagni conosceva la mia passione e la rispettava. Faceva ormai parte anche della loro routine vedermi leggere sul bus, fino a poco prima della partita...Quando la preparazione atletica era conclusa, la riunione fatta, invece di esagerare pensando solo alla gara, preferivo rilassarmi con un libro".

Ora cosa sta leggendo? So che è un grande appassionato di letteratura scandinava...

"Sì, lo ammetto. Ora sto leggendo l’opera di Stig Dagerman, anarchico, bellissima scrittura, intellettualmente onesto, peccato sia morto suicida a 31 anni".

La lettura l’ha aiutata anche nel post carriera, il momento più delicato per il rischio "di sentirsi vuoto" come confessato da tanti sportivi di altissimo livello?

"Sì, la lettura è da sempre una compagna di strada per me. A fine carriera tanti erano preoccupati, mi regalavano libri motivazionali. E ho letto pure quelli, ma poi son tornato ai miei amati classici, attuali ancora oggi per i problemi eterni che affrontano, e ai contemporanei. Non riesco a immaginare una mia giornata senza la lettura".

Passione trasmessa a sua figlia?

"Certo, ora ha due anni e a me piace condividere il momento della lettura, prima della nanna e non solo. Anche in giornata, per riposare la schiena dai giochi - sorride - le propongo il momento “divano e lettura“. Altro che cartoon, che vede sì ma il meno possibile. Mi inorgoglisce quando dico a mia figlia “Dai, andiamo in libreria“, e a lei si illuminano gli occhi".