Dalle confische alla mostra SalvArti. Da Sironi a Fontana e Pomodoro

Ottanta opere esposte a Palazzo Reale. "Finalmente un patrimonio accessibile al grande pubblico"

Ottanta opere esposte a Palazzo Reale. "Finalmente un patrimonio accessibile al grande pubblico"

Ottanta opere esposte a Palazzo Reale. "Finalmente un patrimonio accessibile al grande pubblico"

Personaggi criminali di spicco esperti d’arte? Difficile pensarlo, investire in opere d’arte è un modo per riciclare denaro sporco. Fatto sta che dai loro "salotti" o bunker, smantellati dalle forze dell’ordine, arrivano, restituiti alla comunità, 80 opere fra dipinti e sculture di artisti del calibro di De Chirico, Mario Sironi, Lucio Fontana, Massimo Campigli, Mario Schifano, Salvator Dalì, Robert Rauschenberg, Andy Warhol e e Christo.

SalvArti. Dalle confische alle collezioni pubbliche (sino al 26 gennaio, ingresso libero) è la mostra che riafferma soprattutto tra le giovani generazioni, il valore fondamentale della legalità. Ma è anche un interessante percorso artistico dalla prima metà del Novecento fino ai primi anni Duemila, attraverso opere di Mario Sironi (Composizione astratta – Scena urbana con carrozza, Moltiplicazione II, prima metà del XX secolo), Giorgio de Chirico (Piazza d’Italia, prima metà del XX secolo), e Carlo Carrà (Capanno sulla riva, 1955). Non mancano esponenti della Transavanguardia, con Sandro Chia (Ossa fossa cassa, 1990; Cupido, 1996), Enzo Cucchi (Autostrada del Pensiero, 1997), Mimmo Paladino e la Nuova scuola Romana con Bruno Ceccobelli, Piero Pizzi Cannella, Gianni Dessì, Nunzio Di Stefano, insieme a esperienze, quali l’astrattismo geometrico e informale, l’arte murale di Keith Haring (Kh mural, 1989), la land art di Christo e il genere del libro d’artista, come Cantata Bluia Libro dore di Pier Paolo Calzolari.

In mostra anche sculture: accanto al piccolo bronzo di Arnaldo Pomodoro (Disco, 1986/2003), i lavori di Michele Savini (Anello, 2008; Coniglio, 2009) realizzati con materiali inusuali come la gomma da masticare.

Va detto che le opere che compongono il percorso espositivo, ordinato secondo un criterio cronologico e tematico, provengono da due differenti procedimenti. Il primo è scaturito da due indagini incrociate, svolte dal R.O.S. dei Carabinieri e dal Nucleo di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, per una maxi-frode fiscale legata a una rete internazionale di riciclaggio. Il secondo, è frutto di una confisca a carico di un soggetto, pienamente inserito nel circuito della criminalità organizzata e stabilmente dedito ad attività economiche illecite. Dietro le "quinte" di questa mostra c’è un lavoro immenso, come è stato sottolineato dal prefetto Maria Rosaria Laganà, direttrice agenzia beni confiscati alla criminalità, "e il valore simbolico dell’iniziativa è dirompente ai fini della sensibilizzazione delle coscienze alla legalità".

St.Con.