
Michael Bible dopo il successo dell’esordio con “L’ultima cosa bella sulla faccia della terra“ presenta il suo nuovo “Goodbye Hotel“ sempre edito da Adelphi
Il suo Goodbye Hotel è l’ultimo rifugio di chi si è allontanato dal mondo e nel mondo non vuole - o non può - più tornare. I giovani dei suoi libri sono "destinati a perdersi" ma non smettono di desiderare "l’impossibile". E lui, Michael Bible, nome apocalittico, sente addosso il peso del vuoto dei tempi moderni, ma d’istinto si ribella. Sfila e tesse di nuovo, senza sosta, il filo delle sue storie. Rigorosamente al plurale. Perché a quella che chiamiamo realtà ne corrispondono infinite altre, parallele e comunicanti. In tour in Italia, dopo aver presentato il suo “Goodbye Hotel“ (Adelphi) al Salone del libro di Torino e, ieri, al Festival di Letteratura Indipendente a NoLo, sarà a Mestre (oggi), Roma (venerdì) e Salerno (sabato). E si racconta, sospeso tra inquietudine e speranza.
Bible, a proposito del suo primo libro “L’ultima cosa bella sulla faccia della terra“, ha detto "di non dare giudizi su nulla. Mi affascina l’ambiguità. La parola “ambiguità”, in inglese, ha due significati. Uno è inesattezza. Ma ambiguità, soprattutto quando si parla di letteratura, significa avere una molteplicità di significati. Per me la realtà si sposta continuamente intorno a noi. I nostri sensi ci mentono". Parole che valgono anche per il secondo?
"Penso sia così. Penso che tutta la letteratura debba tendere a una molteplicità di significati, ciò che è naturalmente coerente con la vita. Come “L’ultima cosa bella sulla faccia della terra“, “Goodbye Hotel“ tratta della proteiforme natura della verità".
Crede nel destino? Crede in Dio?
"Risponderò citando Marx (Groucho, non Karl): “Di qualsiasi cosa si tratti, io sono contro”".
Chi è davvero la tartaruga dai poteri chiaroveggenti Lazarus?
"La tartaruga Lazarus è un’antica testimone dell’andirivieni del mondo e racchiude in sé una saggezza sovrannaturale. Anche se non può realmente vedere il futuro, è in grado di prevedere le tristezze e i sogni degli altri esseri".
Qual è il momento che attraversano gli Stati Uniti? Cosa pensa di Trump e della sua azione politica, da uomo moderno "che non vuol dare giudizi"? Faccia uno strappo alla regola...
"Viviamo in un momento di profonda crisi spirituale, non solo in America ma ovunque. Nonostante tutto, però, io resto speranzoso che sapremo rigettare i narcisismi e la nostra adorazione della tecnologia, per tornare a relazionarci l’uno con l’altro. È una speranza che coltivo senza troppo ottimismo, naturalmente…nondimeno è una speranza. E Trump? Cos’altro potrei dire su quest’uomo che non sia già stato detto? Cerco solo di pensare a lui il meno possibile. Temo però che se le dicessi crudamente quel che penso di lui, la mia risposta sarebbe impubblicabile".
La sua formula preferita anche in questo Goodbye Hotel è quella del romanzo breve. Come mai l’ha scelta? Le garantisce maggiore intensità? È dovuta anche alla minor capacità dei lettori di oggi di reggere un romanzo lungo?
"Molti dei miei romanzi preferiti sono romanzi brevi. Può esserci un grande potere, nella brevità".
In un’epoca social dove pare che lo scrittore non possa “vendere“ se non dopo polemiche sul web, la sua riservatezza è proverbiale. Scelta deliberata o pigrizia?
"Forse un pizzico di entrambe".
Cos’è Harmony? Un luogo del cuore preso dal reale, la rappresentazione di una nazione o semplicemente un luogo mentale frutto della sua creatività?
"Harmony è un luogo della memoria. Non ho vissuto a lungo nel Sud, ma vi faccio ritorno pressoché ogni notte, in sogno. Harmony è un posto di mia creazione, ma ormai mi sembra più reale della città nella quale sono effettivamente cresciuto".
Il vuoto americano è il vuoto dell’intero Occidente? O l’Europa può trovare una strada propria e differente?
"Ritengo di non avere I titoli per parlare del destino dell’Europa, dell’America o del mondo occidentale. Quel che dirò è che in tempi di crisi possiamo sicuramente far di peggio che volgerci verso l’arte, la musica e la scrittura per ricordarci che non siamo soli".