
L’attrice figlia d’arte torna insieme a Gigio Alberti per “Vicini di casa“ al Manzoni "Il teatro aiuta a restare giovane ma ci vuole c... come dice mio padre Gino Paoli".
Milano – Provare, provare, provare… Inizia così la carriera di Amanda: con un tormentone. Anni 80, film "Non ci resta che piangere". Che già una cresce con quei genitori tanto ingombranti (Stefania Sandrelli e Gino Paoli), prova a debuttare al cinema ed ecco che viene segnata per tutta la vita. Fortuna che c’è il teatro. Dove l’attrice torna insieme a Gigio Alberti per "Vicini di casa", da stasera al Manzoni. Una commedia. Scritta da Cesc Gay per la regia di Antonio Zavatteri. Dove una coppia stanca si risveglia un filo grazie agli inquilini di fianco. Energici, per così dire. Piccantini. Buon per loro.
Amanda, in pratica fate un teatro naturalista.
"Effettivamente in quanti si trovano nella stessa situazione? Quelle relazioni che proseguono per anni, dove magari ci si ama pure ma è come se non fosse sufficiente, le dinamiche quotidiane rosicchiano i sentimenti. E infatti c’è una vena malinconica verso il finale che a me commuove sempre. Questo non riuscire a fare abbastanza, ritrovandosi in situazioni di stallo che spesso sono le donne a incrinare".
Eppure si ride.
"Tantissimo. Il mio personaggio vive in uno stato di ansia dal primo all’ultimo minuto. Qualche sera fa si è rovesciata una cosa durante lo spettacolo e mi sono ripromessa di tirarla su al primo momento libero che avessi avuto. Non è mai arrivato… Però è bellissimo avere questo ritmo, sentire ridere il pubblico".
Dà l’impressione che sia il suo modo di vivere le cose, non solo a teatro.
"Sì, è così. Non mi sono mai difesa, anche se ho paura di farmi male, come tutti. Preferisco però il dolore, uno schiaffo in faccia dalla vita, al rimanere bloccata. Forse ho imparato questo a sessant’anni, cifra che per altro mi fa impressione. Però senza cinismo, sentimento che per fortuna non mi appartiene. Cerco solo di ricordarmi che di vita ce n’è una sola, senza prove generali".
Scusi la parentesi da centro benessere ma sembra che abbia vent’anni di meno: qual è il suo segreto?
"Il culo. E in questo prendo in prestito le parole di mio padre, a cui assomiglio tanto. Lui ripete sempre che nella vita ha fatto tutto quello che non bisognava fare ma è stato baciato dalla fortuna. Dalla genetica. Per quanto mi riguarda, io non bevo due litri d’acqua al giorno, vado a letto tardissimo e mangio prima di addormentarmi. Forse il segreto è il lavoro".
Detta così rischiamo l’assalto alle scuole di teatro.
"Il palco ha il merito di mettere in discussione tutto, con la consapevolezza che non arrivi mai da nessuna parte, al limite ti puoi riposare qualche minuto su un pianerottolo, poi riparte la salita. Ti accorgi allora che la tranquillità è tanto bella ma rischia di diventare pigrizia. A me salva anche quest’aria infantile, come mi disse Monicelli durante un provino per Le relazioni pericolose. “Ti farà molto comodo a teatro!“, ripeteva. E così è stato".
Ragazzina lo era davvero sul set di "Non ci resta che piangere".
"Diciannove anni, avevo appena fatto la maturità, non sapevo fare nulla. Benigni e Troisi erano invece in uno stato di grazia. Il tormentone nacque in roulotte. Io riuscii a mettere da parte l’ansia, lasciandomi modellare come se fossi pasta. Dieci anni di cinema, poi la grande scoperta del teatro".
È stato complicato crescere con due genitori così ingombranti?
"In realtà lo sono stati solo dal punto di vista sociale. Per il resto non hanno interferito. Molto misurati nei complimenti così come nei giudizi, pure troppo mi sembrava da ragazza".
Momento più bello?
“Tres”, qui al Manzoni, primo spettacolo dopo la separazione, vent’anni di relazione. Oltretutto il debutto coincideva con i miei cinquant’anni".
Ma se non avesse scelto il mondo dello spettacolo?
"Volevo fare la psicanalista, mi sono iscritta due volte in università, senza mai dare un esame. E alla fine ho scelto la recitazione, anche se mi sembra di avere sempre scelto poco nella vita".
Cosa intende?
"Le cose sono per lo più capitate, condizione abituale dell’esistenza..più utile che interrogarti su quale direzione prendere".