Zona rosso scuro, tre regioni italiane a rischio

Bruxelles: test prima della partenza e quarantena all'arrivo nelle aree con incidenza di contagio più alta. I governatori di Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia si ribellano

Banchi check-in deserti: effetto Covid sugli aeroporti

Banchi check-in deserti: effetto Covid sugli aeroporti

Milano, 25 gennaio 2021 - E dopo le zone gialla, arancione e rossa spunta anche la zona rosso scuro. Nell'arcobaleno delle scelte cromatiche impiegate per indicare la diffusione del Covid-19 nei territori e le limitazioni a questa associate, fa la sua comparsa una nuova tinta.

"Merito" dell'Unione Europea che ha aggiunto il coloro "rosso scuro" nella mappa del rischio aggiornata ogni settimana dal Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc). Le aree che nei prossimi giorni saranno etichettate a "rischio elevato" sono quelle dove il tasso di incidenza del Covid-19 è maggiore o uguale a 500 casi ogni 100mila abitanti nell'arco di 14 giorni.

Per i cittadini, il cambio di colore significherà restrizioni agli spostamenti da e verso queste zone, con gli Stati che dovranno prevedere un test prima della partenza e una quarantena all'arrivo.

Governatori in rivolta

La nuova gradazione di rosso, stando a una prima simulazione sugli ultimi dati raccolti dall'Ecdc, risalenti al 17 gennaio scorso, colpirebbe anche tre regioni italiane: Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Veneto, insieme alla Provincia autonoma di Bolzano.

Arno Kompatscher
Arno Kompatscher

Il rischio è ancora del tutto ipotetico ma le regioni sono subito insorte. A partire dal governatore altoatesino Arno Kompatscher, che giustifica l'alta incidenza settimanale di casi (per la Provincia autonoma al 17 gennaio erano 696 su 100mila abitanti) con l'elevato numero di test fatti, imputando a Bruxelles la mancata correlazione delle due varianti. "Seguendo questa logica una regione che non effettua test non avrebbe problemi, perché avrebbe un'incidenza zero", attacca il governatore.

Linea condivisa dai presidenti delle altre tre regioni. "Imporre ai cittadini delle nostre regioni l'obbligo di test e quarantena per poter viaggiare nell'Unione Europea significherebbe penalizzare le amministrazioni che effettuano il maggior numero di tamponi e non, come sarebbe invece necessario, operare una valutazione su parametri epidemiologici oggettivi», hanno detto Stefano Bonaccini, Massimiliano Fedriga e Luca Zaia, confortati anche dai dati odierni che mettono in luce una sensibile riduzione dell'indice Rt nelle rispettive aree.

Il Governo frena

A ogni modo fonti di governo hanno fatto sapere che non c'è al momento alcuna ipotesi di inasprimento delle misure restrittive in Italia: le attuali misure e il sistema delle fasce, viene sottolineato, hanno permesso all'Italia di contenere la diffusione del virus, che invece è esploso in altri Paesi europei.

Numeri a parte, e in attesa che gli ambasciatori Ue si confrontino mercoledì sulle proposte, Bruxelles ha ribadito l'intenzione di scoraggiare tutti i viaggi non essenziali all'interno dell'Unione "finché la situazione epidemiologica non sia migliorata considerevolmente".