Violenza sulle donne: "Denunce, c’è ancora paura di essere due volte vittima"

Letizia Mannella, capo del pool di pm al lavoro sulle questioni più delicate: la situazione economica rischia di essere un freno

Letizia Mannella, procuratore aggiunto di Milano

Letizia Mannella, procuratore aggiunto di Milano

Milano, 25 novembre 2021 -

Dottoressa Mannella qual è il dato che le pare più preoccupante in questo quadro generale?

«Quello relativo ai “reati spia“: stalking, percosse, maltrattamenti, lesioni. Sono aumentati anche dopo la fine del lockdown, è molto significativo il trend negativo che purtroppo non si arresta e denota un malesse della relazione affettiva, ma soprattutto spesso nasconde maltrattamenti molto più gravi non denunciati che potrebbero avere conseguenze anche mortali».

Perché c’è ancora paura di denunciare?

«C’è una paura di tipo economico, a volte l’aggressore mantiene la famiglia e la donna vive in uno stato di dipendenza anche economica, se denuncia chi mantiene la famiglia? Poi c’è il timore di togliere il padre ai propri figli e allora la donna tende a sopportare e ancora c’è la cosiddetta “vittimizzazione secondaria“, cioè la paura di essere vittima due volte, il pensiero è questo: “Sono in grado di affrontare un processo? E se non vengo creduta? Se divento vittima di stereotipi sul genere femminile?»

Un altro dato in aumento è lo stupro di gruppo spesso con vittima drogata.

«Sì, proporrei la tracciabilità della vendita di benzodiazepine, la droga dello stupro, quella che fa stare malissimo la vittima e poi dimenticare in parte quello che è successo. Perché ad oggi si può comperare con una ricetta ripetibile, ha effetti devastanti per le vittime».

Ha avuto effetti positivi l’introduzione del codice rosso, perché ci sono pareri discordanti?

«Sì, decisamente, perché ha connotato questi reati del carattere di urgenza e anche della possibilità di intervenire con misure di tutela immediata della vittima. E un altro elemento molto positivo è stata l’estensione a un anno del termine in cui presentare la denuncia per violenza sessuale. Perché si è riconosciuto alla vittima il diritto di essere spaesata, sotto choc e quindi la possibilità di un tempo maggiore per liberarsi dei fantasmi e reagire». Anna Giorgi