Vaccini in farmacia, ottomila negozi pronti a partire ma i medici si oppongono

Costa, sottosegretario alla Salute: "Con AstraZeneca e Johnson&Johnson si può fare". I camici bianchi: "Senza di noi è un rischio"

Farmacista

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Vaccini direttamente in farmacia? Sì puo' fare anche se qualcuno storce il naso. L'annuncio che potrebbe significare un'importante accelerazione alla campagna di immunizzazione contro il Covid e le sue varianti arriva dal sottosegretario alla Salute, Andrea Costa: "AstraZeneca e Johnson & Johnson saranno vaccini che potranno essere somministrati nelle farmacie già nelle prossime settimane". Questione di caratteristiche tecniche e di conservazione. "La tipologia di vaccini somministrabili nelle farmacie - ha spiegato Costa - saranno quelli che potranno avere una conservazione adeguata rispetto soprattutto al freddo. Il vaccino Pfizer ha ad esempio dei metodi di conservazione molto più complicati". In altre parole, se non è richiesta una temperatura di 70 gradi sotto zero ma è sufficiente una cella frigorifera standard, allora l'operazione è possibile. La misura, del resto, è contenuta nel Dl sostegni approvato nei giorni scorsi dal Cdm proprio per ampliare la platea dai vaccinatori, previo adeguato corso di formazione per i farmacisti e in vista dell'annunciato incremento di dosi di vaccino in arrivo in Italia. Nelle prossime settimane, per esempio, il vaccino monodose Johnson&Johnson debutterà in Europa, con 7 milioni di fiale destinate al nostro paese entro il secondo trimestre dell'anno, per arrivare a 20 milioni a fine 2021. 

Lo scontro

Se l'ipotesi delineata dal Governo viene salutata con favore dagli interessati, cioè i farmacisti e le aziende di servizio a supporto delle farmacie, che sottolineano l'importanza strategica di 19mila presidi in più a livello nazionale per la battaglia al Covid, le associazioni dei medici si oppongono.  Motivi? L'atto dell'immunizzazione deve ssere sempre eseguito sotto la supervisione dei camici bianchi al fine di garantirne la piena sicurezza. In effetti in origine era prevista la presenza di un medico presso le farmacie nel ruolo di supervisore, con l'eventuale supporto di infermieri o sanitario. Ma "le recenti iniziative attuate nei Paesi dell'Unione europea intese alla valorizzazione del ruolo dei farmacisti nelle azioni di contrasto a SARS-CoV-2, nonché la necessità di accelerare la campagna vaccinale", si legge nel Dl Sostegni, hanno portato alla modifica della norma iniziale, permettendo la vaccinazione diretta da parte dei farmacisti abilitati ed "escludendo la supervisione dei medici". Apriti cielo. Dopo la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), vari sindacati di categoria si sono messi di traverso. Il presidente Fnomceo Filippo Anelli spiega che la «giusta esigenza di accelerare e ampliare la campagna di vaccinazione non può andare a discapito della sicurezza».

I sindacati

Sulla stessa linea il maggiore sindacato dei medici ospedalieri, l'Anaao-Assomed: «E' auspicabile - afferma il segretario nazionale Carlo Palermo - sia presente un medico perché, seppur raramente, potrebbero insorgere effetti collaterali di tipo anafilattico con necessità di somministrare adrenalina, cortisonici, antistaminici e liquidi endovenosi». Prevedere dunque la presenza di un medico, sottolinea, «è importante ai fini della sicurezza».. Se lo Stato «correttamente sente la necessità di allargare la platea dei vaccinatori - afferma Angelo Testa, presidente nazionale Snami - scorrettamente ha individuato la figura del farmacista e del parafarmacista che non possono garantire la sicurezza nella fase dell'anamnesi e in caso di reazione allergica da inoculazione del vaccino».

Numeri

Sono già 5.174 i farmacisti abilitati alla vaccinazione, mentre altri 2.800 stanno ultimando il corso. Si tratta, potenzialmente, di un esercito di 73.000 professionisti in tutta Italia, di cui 25.000 titolari di farmacia. Pronte ad aprire presto le porte alla vaccinazione potrebbero dunque essere, su tutto il territorio nazionale, 19.669 farmacie.