Vaccini a confronto: efficacia per età e sicurezza delle vaccinazioni anti Covid

Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson: tutte le informazioni sui vaccini autorizzati in Italia

Vaccini a confronto

Vaccini a confronto

Vaccini anti Covid,  quali sono e come funzionano? Quelli attualmente autorizzati dall'Ema e utiilizzati in Italia sono quattro: Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca e Johnons & Johnson. Tutti, ovviamente, hanno lo scopo di immunizzare l'organismo dal SARS-CoV-2 ma, dalla metodologia di sviluppo alla tipologia di somministrazione, gli approci utilizzati dalle case farmaceutiche sono differenti. 

Pfizer-BioNTech

Sviluppato congiuntamente dalle aziende due aziende farmaceutiche, una statunitense e una tedesca, è stato il primo a essere annunciato, prodotto e autorizzato. Il vaccino ha un nome, Comirnaty, e funziona nei soggetti di età pari o superiore a 16 anni. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina presente sul SARS-CoV-2, la proteina Spike, il virus responsabile di Covid-19. Le proteine prodotte stimolano il sistema immunitario a produrre anticorpi specifici. In chi si è vaccinato e viene esposto al contagio virale, gli anticorpi così prodotti bloccano le proteine Spike e ne impediscono l’ingresso nelle cellule. La vaccinazione, inoltre, attiva anche le cellule T che preparano il sistema immunitario a rispondere a ulteriori esposizioni a SARS-CoV-2. Comirnaty viene somministrato per via intramuscolare dopo diluizione come ciclo di due dosi (da 0,3 ml ciascuna) a distanza di almeno 21 giorni l’una dall’altra. La sede preferita è la regione deltoidea del braccio. Il profilo di sicurezza ed efficacia di questo vaccino è stato valutato nel corso di ricerche svolte in sei Paesi: Stati Uniti, Germania, Brasile, Argentina, Sudafrica e Turchia, con la partecipazione di oltre 44mila persone. La metà dei partecipanti ha ricevuto il vaccino, l’altra metà ha ricevuto un placebo: un prodotto identico al vaccino, ma non attivo. L’efficacia è stata calcolata su oltre 36mila persone a partire dai 16 anni di età (compresi soggetti di età superiore ai 75 anni) che non presentavano segni di precedente infezione. Lo studio ha mostrato che il numero di casi sintomatici di Covid-19 si è ridotto del 95% nei soggetti che hanno ricevuto il vaccino (8 casi su 18.198 avevano sintomi di Covid-19) rispetto a quelli che hanno ricevuto il placebo (162 casi su 18.325 avevano sintomi di Covid-19). Il punto debole del vaccino era la sua modalità di conservazione, inizialmente indicata a -70°, mentre ora è stato dimostrato che le dosi possono resistere per due settimane a una temperatura compresa tra -25 gradi centigradi e -15 gradi.

Moderna

Arrivato poco dopo il Comirnaty, il vaccino della casa farmaceutica Usa si basa anch'esso sulla molecola RNA messaggero e viene somministrato in due dosi, a distanza di almeno 28 giorni l’una dall’altra. Il vaccino CModerna è efficace a partire dai 18 anni di età. Il profilo di sicurezza ed efficacia è stato valutato nel corso di ricerche svolte negli Stati Uniti, a cui hanno partecipato 99 centri su tutto il territorio, che hanno coinvolto 30.420 persone a partire appunto dai 18 anni. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi: 15.210 hanno ricevuto il vaccino e altrettanti il placebo, un prodotto identico al vaccino ma non attivo. Oltre la metà (58,6%) dei partecipanti aveva un’età compresa tra 18 e 64 anni, il 24,8% aveva 65 anni o più e il 16,7% un’età inferiore a 65 anni ma con malattie concomitanti che aumentavano il rischio di malattia COVID-19 grave. Il 47,3% erano donne. Complessivamente, nel gruppo che ha ricevuto il vaccino sono stati registrati 11 casi di malattia Covid-19, contro 185 casi nel gruppo cui è stato somministrato il placebo e che fungeva da controllo. Il vaccino ha quindi dimostrato un’efficacia del 94,1% nel prevenire l’infezione con sintomi da SARS-CoV-2 rispetto al placebo. Anche il vaccino Moderna si conserva tra -25 °C e -15 °C.

AstraZeneca

E' il vaccino europeo, targato Gran Bretagna e Svezia. Viene inoculato sempre in due dosi ma a differenza dei precedenti, il vaccino messo a punto da AstraZeneca non è un vaccino a vettore virale ed è stato realizzato utilizzando l’adenovirus degli scimpanzè (ChAdOx1 – Chimpanzee Adenovirus Oxford 1), un virus responsabile del raffreddore comune in questi animali. Una versione indebolita dell’adenovirus degli scimpanzè (incapace di replicarsi e innocua per l’organismo umano), nella quale è stato inserito il materiale genetico della proteina Spike, viene utilizzata come vettore ovvero come tramite per introdurre nelle cellule umane il materiale genetico della proteina Spike. A questo punto sistema immunitario si attiva contro la proteina e produce degli anticorpi che, qualora il soggetto entrasse a contatto con il virus, lo proteggeranno dall'infezione. Il vantaggio del vaccino a vettore virale è che non deve essere congelato ma può essere conservato in frigorifero a una temperatura compresa fra i 2°e gli 8°La valutazione dell’efficacia clinica è basata sull’analisi intermedia dei dati di due studi clinici, tuttora in corso, che hanno coinvolto persone di età superiore ai 18 anni. Inizialmente c'erano dubbi sull'efficacia del vaccino nelle persone anziane, al punto che l'Aifa ne aveva suggerito l'utilizzo nei soggetti tra i 18 e i 55 anni di età. In seguito a ulteriori approfondimenti, il limite d'età è stato successivamente alzato a 65 anni e poi "liberalizzato" del tutto, con la sola esclusione dei soggetti "vulnerabili"

Johnson & Johnson

L'ultimo arrivato, autorizzato proprio oggi dall'Ema, è anch'esso un vaccino a vettore virale, stessa tecnica utilizzata dalla casa farmaceutica Usa per produrre il suo vaccino contro l’ebola. Ha il grande vantaggio, in un contesto di difficile reperibilità dei vaccini, di venire somministrato in un'unica dose, oltre a quello della conservazione in frigorifero senza bisogno di congelamento. Secondo gli studi della Food and Drug Administration, è emerso che nei soggetti dai 18 anni in su questo vaccino è efficace al 72% nel prevenire tutti i casi di Covid-19 e all’86% nel prevenire forme acute della malattia.