
gatti
Milano, 26 settembre 2017 - Cristina Carelli, tuta e scatolette alla mano, ogni mattina alle 6 scende nel giardino del suo condominio a servire la “colazione” a Sasha, l'unico rimasto di una colonia originale di 17 gatti. Come lei, a quell'ora, tante milanesi iniziano a muoversi verso le colonie feline. Alle “gattare”, nel 2006, l'allora Garante degli animali del Comune di Milano, Gianluca Comazzi, affidò il titolo di “Tutor”. Attualmente le colonie feline milanesi sono circa 600 e si contano almeno 10mila gatti randagi.
La storica colonia in Galleria Vittorio Emanuele o quella dell'ospedale Sacco sono solo alcune delle più celebri. Cristina Carelli da anni si occupa della colonia del suo quartiere, non senza difficoltà, nel tempo che riesce a ritagliare tra lavoro, sport e faccende domestiche. «È una vera e propria missione - racconta - che alla lunga può essere logorante». Cristina le ha viste tutte: cucce rotte a calci, biglietti anonimi con offese e minacce. «Un giorno sentivo che qualcosa non andava - spiega - ogni tanto nell'aria arrivava una folata puzzolente. Ho guardato sotto la siepe, dove appoggio la ciotola dei croccantini, e ho visto palline arancioni disseminate ovunque.
Sembravano caramelline ma l'odore era fortissimo e nauseabondo». Cristina raccolse un campione e lo fece analizzare. L'Istituto Zoo profilattico decretò che si trattava di malatione, un insetticida vietato nell'Unione europea Ogni tutor deve censire e sterilizzare i gatti della propria colonia, scongiurando la proliferazione inco ntrollata, occupandosi anche degli aspetti sanitari e contribuendo così ad interrompere eventuali contagi. Effetto benefico Le spese sono a totale carico del tutor, dalle scatolette di cibo fino alla sterilizzazione e alle cure veterinarie necessarie. «Purtroppo, sotto l'aspetto economico, per noi, gli aiuti delle associazioni sono radi o addirittura inesistenti», spiega. Ai suoi gatti e alla loro storia, Cristina ha dedicato un libro dal titolo “Nourisseuses-Gattare non si nasce... si diventa!”.