ENRICO
Cronaca

Tra normale e selvaggio ci siamo noi

Enrico

Beruschi

Il dubbio mi assale prepotentemente, dopo aver compiuto

volontariamente una pausa di 6 giorni senza computer e senza aver attrezzato il baracchino (detto telefonino, cellulare o smartphone) a nessuna delle trappole moderne, tipo mail e facebook, rimanendo solo con il disturbo del WhatsApp, dove c’è gente che si esercita nel riciclaggio di vecchie barzellette. Esempio: un tale mi manda con entusiasmo il monologo di un giovane cabarettista, secondo lui promettente; si trattava di un pezzo di Boris Makaresko di almeno 50 anni fa, basato sul gioco dei nomi dei vini. Il giorno 19 mi porto a Rimini per il Meeting per l’amicizia fra i popoli, la sera mangiamo a bordo spiaggia un fritto misto, mai così buono. Il 20 apertura dei lavori in un ambiente bellissimo, organizzazione impeccabile, pieno di giovani volontari, in un’atmosfera da provare almeno una volta nella vita e anche quest’anno ho l’onore di partecipare a una conferenza su Giovannino Guareschi. Il 21 e il 22 sono coinvolto da amici in un progetto tra Ascoli Piceno e Fermo: 48 ore senza un minuto di sosta. Il 23, dopo 6 ore di autostrada, mi fermo a Rimini sfinito, ma il 24 torno a casa e arrivo “cotto” come un pesce lesso. Ho dimostrato che non avrei avuto il tempo per baloccarmi con i soliti arnesi tecnologici? Adesso è la notte tra il 25 e il 26: sono uscito solo per un caffè ed i giornali. Mi sto consumando gli occhi e le dita sul presente macchinario per tentare di esaurire tutto ciò che si è accumulato da una parte e dall’altra. Forse sono un selvaggio, quasi normale.

E quindi: chissenefrega!