Bimba morta a Torino, il patrigno: "In balcone la lanciavo in aria e la riprendevo"

Mohssine Azhar, il fermato, ha raccontato al gip che si è trattato di un incidente durante un gioco. Quella sera aveva bevuto e assunto hascisc

Fiori nel punto in cui è precipitata Fatima (Ansa)

Fiori nel punto in cui è precipitata Fatima (Ansa)

Torino - Se non ci fosse di mezzo la morte di una bambina di tre anni a rendere tutto tragico, sarebbe incredibile. Ha effettivamente dell'incredibile il racconto reso al gip Agostino Pasquariello, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, da parte di Mohssine Azhar, il 32enne fermato per la morte di Fatima, precipitata la sera del 13 gennaio dal quaro piano di un palazzo del centro di Torino e deceduta la mattina dopo. "Giocavo con Fatima sul balcone. La lanciavo in aria e la riprendevo, con la mamma che ci guardava da sotto. Non so come sia potuto accadere...". L'uomo, assistito dall'avvocato Alessandro Sena, ha ammesso di avere bevuto qualche bicchiere e di aver assunto hascisc, ma ha ribadito di "non avere perso lucidità", se non quando si è reso conto che la bimba era caduta. 

La bambina avrebbe raggiunto da sola l'abitazione del patrigno, che si trova sopra quella in cui viveva con la madre, indosso il pigiamino e le calze antiscivolo nei piedi. L'uomo, che stava bevendo con alcuni amici, l'avrebbe presa in braccio e sarebbe andato sul balcone a salutare mamma Lucia, al piano di sotto sul ballatoio. Poi quel tragico gioco, davanti allo sguardo della madre. Il pm Valentina Sellaroli ha chiesto la convalida del fermo per omicidio volontario con dolo eventuale e la misura cautelare. Il difensore di Mohssine, Alessandro Sena, ha chiesto di cambiare l'ipotesi di reato in omicidio colposo e quindi la non convalida del fermo e nessuna misura cautelare, in quanto non sussiste il pericolo di fuga. Il gip si è riservato di decidere.

Intanto continua il via vai di gente che porta fiori all'ingresso del palazzo di via Milano. "Abbiamo sentito e letto quanto accaduto e siamo rimasti molto colpiti", dice una coppia di ambulanti arrivati dal vicino mercato di Porta Palazzo per portare l'omaggio floreale. La mamma di Fatima, Lucia, non risponde al citofono. "Non c'è, non è in casa, da quella maledetta sera non l'abbiamo più vista. Deve essere andata da qualche parente, o forse da amici", dice frettolosamente un vicino della donna, che ha un altro figlio più grande. I condomini chiedono "di essere lasciati in pace". "È una brutta storia, ma noi non sappiamo nulla e non c'entriamo nulla". Le persone in fila all'ingresso della vicina panetteria non possono fare a meno di rivolgere un pensiero alla bambina, guardando i fiori bianchi che si accumulano davanti al portone. "Povera piccola, povero angioletto", sussurra una donna asciugandosi le lacrime sotto la mascherina.