Tatuaggi a colori vietati dalla UE: non è proprio così. Facciamo chiarezza

Il nuovo regolamento dell'Unione e i rimedi messi in campo da artisti e produttori di inchiostri. Tutto quello che c'è da sapere

E' di qualche settimana fa una notizia che aveva destato allarme in numerosi appassionati di tatuaggi, un'arte e una cultura nata negli ambienti underground e radicali, oggi apprezzata anche in contesti ben più ampi. Sulle prime sembrava - o questa era stata l'interpretazione più comune e meno approfondita - che si andasse incontro, per volere dell'Unione Europea, a un divieto globale nei confronti dei tattoo a colori, limitando quindi la fantasia degli artisti dell'ago al solo bianco e nero. 

La realtà, però, è ben diversa. Frutto anche della prontezza dei tatuatori - e dei produttori di inchiostri - a non farsi trovare impreparati di fronte alle nuove regole imposte dall'Unione. Che, per altro, sono scattate ieri, martedì 4 gennaio. Vediamo, anche con l'aiuto di una guida elaborata dal magazine Altro Consumo, i motivi per cui gli appassionati di disegni sulla pelle non devono preoccuparsi eccessivamente.

  1. Cosa dice la UE
  2. Inchiostri colorati
  3. Rimedi
  4. Altre regole
  5. Sicurezza

Tatuaggi a colori: cosa dice il nuovo regolamento UE

Le norme entrate in vigore ieri, martedì 4 gennaio, vietano i pigmenti utilizzati nell'inchiostro colorato per tatuaggi che contengono isopropanolo, una sostanza che in rarissimi casi può avere effetto cancerogeno e che può provocare allergie, inclusa nell'inchiostro per renderlo sterile. L'annuncio di questa "stretta" era stato dato un anno fa, alla fine del 2020, concedendo ai tatuatori - e alle industrie fornitrici - un anno di tempo per mettersi in regola, dotandosi di inchiostri colorati.

Quali sono gli inchiostri sotto esame

A essere vietati, quindi, non sono i colori in sé, ma quei pigmenti che contengono isopropanolo, sostanza che per altro si trova in numerosi altri liquidi, a partire dagli alcol per sfregamento e i disinfettanti per le mani (in questi casi in soluzione al 70%). Sono 27 i pigmenti colorati finiti nel mirino dell'Unione Europea. Un provvedimento che sembrerebbe consentire quasi esclusivamente l'impiego dell'inchiostro nero, materia prima in cui l'isopropanolo è presente in quantità molto basse. 

C'è da aggiungere che a "rischiare" non sono solo gli inchiostri per tatuaggi, dato che il nuovo regolamento dell'Unione Europea si applica anche agli inchiostri impiegati per il trucco permanente e per il microblading, una tecnica utilizzata per istoriare le sopracciglia e correggerne la forma.

Come stanno rimediando tatuatori e fornitori

Il regolamento, l'abbiamo detto, è stato approvato a dicembre 2020. I produttori d'inchiostro, così, hanno avuto un anno di tempo per studiare preparati alternativi che consentissero di evitare guai a un settore in salute, nonostante le restrizioni della pandemia abbiano colpito anche gli studi di tatuaggi. Sono stati quindi messi in commercio e in questi giorni sono arrivati o stanno arrivando nelle “botteghe” della maggior parte degli artisti del tattoo prodotti alternativi che contengono isopropanolo in quantità inferiori ai livelli ritenuti pericolosi per la salute dal nuovo regolamento UE.

Ci sono, però, per il momento due pigmenti per cui non sono state ancora trovate alternative. Si tratta del pigment green 7 e del pigment blue 15:3. Nemmeno questi inchiostri, però, verranno vietati, almeno per il momento. E’ prevista, infatti, una deroga che permetterà di continuare a utilizzarli ancora per un anno, fino al 4 gennaio 2023. Permettendo così anche ai produttori di elaborare due nuove tinte che non contengano isopropanolo.  

Le altre norme presenti nel nuovo regolamento

Il regolamento approvato dall’Unione Europea prevede anche una serie di normative che dovranno rispettare i fornitori di miscele per i tatuaggi. Sulla confezione devono essere indicate numerose informazioni, chiaramente leggibili. Ecco quali sono:

• la dicitura “Miscela per tatuaggi o trucco permanente”

• un numero di riferimento unico per l’identificazione del lotto;

l’elenco degli ingredienti conforme alla nomenclatura stabilita nel glossario delle denominazioni comuni degli ingredienti a norma dell’articolo 33 del regolamento comunitario 1223/2009;

• l’ulteriore dicitura “regolatore del pH” per le sostanze di cui al paragrafo 1, lettera d), punto i) del regolamento;

• la dicitura “Contiene nichel. Può provocare reazioni allergiche” se la miscela contiene nichel;

• la dicitura “Contiene cromo (VI). Può provocare reazioni allergiche» se la miscela contiene cromo;

• le istruzioni per l’uso in sicurezza, qualora la loro presenza sull’etichetta non sia già prescritta dal regolamento comunitario 1272/2008.

Le norme di sicurezza previste per gli studi di tatuaggi

Al di là della questione “materie prime”, che non riguarda solo gli inchiostri ma anche, per esempio, gli aghi utilizzati, che devono essere sterili e monouso, e altre normative di igiene come l’impiego di guanti monouso, gli studi degli artisti del disegno sulla pelle devono rispettare una serie di altre norme. In primis devono disporre di un attestato rilasciato dall’Asl (o dall’Ats) che assicuri l’idoneità igienico-sanitaria della struttura e della certificazione riguardante i corsi di abilitazione alla professione seguiti dai tatuatori che lavorano nello studio. Chi sceglie di farsi tatuare, infine, dovrà ricevere un modulo da firmare con il consenso informato sulla pratica del tatuaggio. Anche questa norma prevista per legge.