Splitboard, cos’è e come funziona la tavola che fa impazzire gli snowborder

È simile allo sci alpinismo: si pratica con una tavola da snowboard divisa in due verticalmente e usata come ciaspole per risalire la montagna. L’obiettivo? Vivere la neve lontano dalle piste

Uno sliptboarder

Uno sliptboarder

Lo splitboard è una disciplina invernale che consente agli appassionati della neve e della montagna di vivere appieno la natura, lontano dalle piste e dalla folla. E proprio questo lo rende particolarmente rischioso se non si conosce bene il manto nevoso e il bollettino sul pericolo valanghe. 

Cosa è

Lo splitboard è simile allo sci alpinismo, ma si pratica con una tavola da snowboard divisa in due verticalmente. Come suggerisce la stessa parola, che in inglese significa letteralmente tavola (da snowboard) divisa in due, l’attività sportiva consiste nel risalire la pista calzando ai piedi le due parti di tavola a cui vengono attaccate delle pelli. Poi, una volta in cima, si riagganciano i due pezzi di tavola e si scende come con un tradizionale snowboard.

Come funziona 

Grazie a uno speciale sistema di attacchi lo splitboard può essere usato come due sci per l'escursione in salita o meglio come delle ciaspole, che poi vengono riunite a creare uno snowboard per la discesa. Prima dell’invenzione dello splitboard, gli snowboarder che volevano fare un tour nel backcountry dovevano usare le ciaspole in salita, mentre trasportavano la tavola nello zaino. Le racchette da neve erano ingombranti e il peso aggiuntivo da trasportare significava essere più lenti e usare più energia.

I rischi

“Splitboarding significa risalire a piedi la montagna per raggiungere neve fresca profonda e inviolata”. “Questa disciplina consente di esplorare la montagna nella sua essenza incontaminata, lontano dagli impianti di risalita e immergendosi nella natura” si legge in alcuni siti e blog di esperti e appassionati che però non sempre mettono in guardia sui reali rischi dei fuori pista soprattutto in periodi in cui più alto è il rischio di valanghe, come avvenuto ieri, in località Vallaccia a oltre 2.250 metri di altezza, a Livigno, dov’è morto Ezio Delbono, 41 anni, travolto sotto gli occhi degli amici.