Seconda dose con Astrazeneca a chi lo richiede? E' polemica su ipotesi della Regione Lazio

La Regione ha chiesto un parere al Ministero "riguardo a uno specifico consenso informato affinché possa decidere il medico in scienza e coscienza"

Vaccinazione anti Covid

Vaccinazione anti Covid

Roma - E' diventata un caso l'ipotesi avanzata dal Lazio di vaccinare con una seconda dose AstraZeneca chi ne facesse richiesta avendo avuto la prima dose con lo stesso vaccino. Negli scorsi giorni, infatti, il Comitato Tecnico Scientifico ha espresso il suo parere in merito alle vaccinazioni con AstraZeneca per chi ha meno di 60 anni: stop all'utilizzo del vaccino Astrazeneca per chi ha meno di sessant'anni e seconda dose, per chi tra questi ha già fatto la prima, con Pfizer o Moderna. Nulla invece è cambiato per gli over 60. Un'indicazione che - come preannunciato dallo stesso Roberto Speranza - è stata accolta in modo perentorio dall'esecutivo. Dopo la chiusura del Governo si è però aperto il caso: come funziona per coloro che hanno ricevuto una dose di AstraZeneca e vogliono una dose dello stesso vaccino? La Regione Lazio ha proposto una terza via: farlo a coloro che lo chiedono. "Mi stupisce l'ostilità nei confronti della nostra proposta, gia' adottata in Germania. E' una proposta di buon senso che si fonda su due fattori: la scelta consapevole del cittadino e, in ultima istanza, la decisione del medico curante sulla base della volontà del paziente" ha sottolineato l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato. 

Ma facciamo un passo indietro. Ieri l'Unità di Crisi della Regione Lazio ha spiegato:"Nella nostra regione la campagna vaccinale sta procedendo regolarmente e con serenità, ieri si sono effettuati 64.541 somministrazioni al di sopra del target assegnato. Negli ultimi 3 giorni sono state eseguite oltre 8mila richiami eterologhi di utenti sotto i 60 anni che avevano effettuato la prima dose di vaccino con AstraZeneca, in particolare 7.443 con Pfizer e 812 con Moderna". "Vi è una quota di circa il 10% che non si è presentata che sarà richiamata per poter completare il percorso vaccinale secondo le disposizioni nazionali - ha precisato l'Unità di crisi regionale -. Vi sono infine alcune situazioni che in maniera consapevole e informata chiedono di completare il percorso vaccinale per l'immunizzazione con il medesimo vaccino, ovvero AstraZeneca". Di qui la richiesta avanzata al Ministero: "Per questa quota di persone abbiamo chiesto al Ministero della Salute di dare un parere riguardo a uno specifico consenso informato affinché possa decidere il medico in scienza e coscienza, poiché è importante per raggiungere l'immunizzazione che siano completati i percorsi vaccinali. Nessuno deve rimanere indietro con il richiamo soprattutto di fronte all'insorgenza delle varianti". 

Vaccinazione: cosa cambia dopo parere Cts su AstraZeneca
Vaccinazione: cosa cambia dopo parere Cts su AstraZeneca

"Francamente al momento, con la situazione attuale del virus, non prenderei dei rischi facendo il vaccino AstraZeneca (AZ) o qualunque vaccino a vettore virale prevalentemente a persone sotto i 50 anni e di sesso femminile. Quindi io mi atterrei all'indicazione" ha detto oggi il sottosegretario alla Salute Pierpalo Sileri a Rai Radio1. "Anche fosse un solo caso di sospetta trombosi in un soggetto sotto 60 anni - ha detto - con la circolazione attuale bassa del virus, è un rischio da non prendere". "Quella della Regione Lazio è l'ennesima valutazione che ci sconcerta. Esiste in questo Paese un sistema regolatorio che è retto dall'Aifa. O questa Agenzia decide regole talmente chiare da evitare che ogni Regione possa scegliere diverse modalità sull'utilizzo del farmaco/vaccino, o altrimenti significa che siamo alla deregulation completa, cioè rispetto alla somministrazione di un farmaco ogni Regione può decidere come farlo, quando farlo e attraverso quali meccanismi" ha detto Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione italiana medici di famiglia (Fimmg), a '24 Mattino' su Radio 24, commentando l'ipotesi della Regione Lazio di lasciare libera scelta ai cittadini su quale seconda dose ricevere dopo la prima di Astrazeneca sotto i 60 anni. 

"Quello che viene fuori dalla Regione Lazio - continua - sottintende un'altra verità molto comoda: in tutti i casi in cui i cittadini si sono immunizzati con questi vaccini, la scelta rimane del paziente, la vaccinazione è volontaria. Dall'altra parte c'è bisogno di un consenso informato, quindi 'lascio la scelta al cittadino' è di fatto già così, quello che non si capisce è come sia possibile vaccinare un paziente sotto i 60 anni con AstraZeneca a fronte di un elemento regolatorio pubblicato in Gazzetta ufficiale, quindi mi da l'idea che il paziente possa solo rifiutarlo, non che possa scegliere di fare diversamente", ha concluso. Ieri sulla questione mix vaccini si è pronunciata anche l'Ema: il vaccino di AstraZeneca "è stato approvato nell'Ue sulla base della somministrazione di due dosi, e perciò in principio, in base alle informazioni sul prodotto, è da somministrare una seconda dose in un intervallo tra quattro e dodici settimane". Se un Paese per un numero di ragioni "vuole fare un mix con un vaccino MRna" (come Pfizer e Moderna) sta al Paese decidere. "Sulla base delle prove che abbiamo questo non è problematico, ma il livello di prove è basso e perciò occorre restare vigili".