
Il presidente della Regione Roberto Maroni con Paolo Rotelli presidente del gruppo ospedaliero San Donato
Milano, 23 settembre 2015 - Le liste d’attesa per prestazioni ed esami specialistici, da qui a fine anno, si allungheranno. La riforma della sanità "è bella, ma con quali soldi si farà? Non si può pensare di spostare risorse dalla cura degli acuti a quella dei cronici", né da quegli "erogatori privati di un servizio pubblico essenziale" che forniscono un terzo del servizio sanitario lombardo. Lo dice Paolo Rotelli, presidente del gruppo ospedaliero San Donato, il più grande privato in Italia, che il 95% del lavoro lo fa in convenzione col sistema sanitario nazionale.
Al Policlinico San Donato, annunciando una scoperta scientifica di caratura mondiale, e ospite c’è Roberto Maroni. Governatore e assessore pro tempore, il tempo di avviare la riforma sanitaria che al pomeriggio andrà a presentare al pubblico Niguarda. La riforma, commenta il privato Rotelli, "sulla carta è perfetta, ma con quali risorse si realizzerà la presa in carico sul territorio? Non si può pensare di spostarle dagli acuti ai cronici". Né che i privati investano nel socio-sanitario finché il finanziamento pubblico non sarà erogato «con un sistema chiaro come quello dei Drg".
L’allarme l’ha lanciato in aula magna: "Il nostro sistema sanitario, il secondo al mondo, va difeso dai tagli lineari che arrivano da Roma. Non diminuiscono gli sprechi, l’unico effetto è allungare le liste d’attesa, perché abbassano il tetto di prestazioni che si possono erogare". Dal 2011, spiega, il budget annuale del suo gruppo si è ridotto dell’1%. Il mese scorso, ricaduta degli ultimi tagli, «la Regione ci ha notificato di abbassare del 7% la nostra produzione ambulatoriale. Sino a fine anno potremo erogare le stesse prestazioni mensili di agosto, metà del normale. Non per mandare i pazienti in solvenza: è lo Stato che non paga. E non possiamo regalarle perché se andiamo in negativo chiudiamo».
"I privati sono una componente fondamentale del sistema lombardo, la riforma valorizzerà la collaborazione-competizione col pubblico", assicura Maroni. Ed "è vero che i tagli lineari fanno aumentare le liste d’attesa", si spinge a dire, pur non ammettendo che aumenteranno in Lombardia. Con Rotelli è perfettamente d’accordo sulla soluzione: l’applicazione dei costi standard nel riparto del fondo sanitario nazionale. "Una battaglia sacrosanta che voglio vincere. Sono contento che il premier Renzi abbia detto che li metterà nella legge di stabilità, se mantiene la promessa sono con lui".
Alla Lombardia porterebbero "anche 8 miliardi di euro l’’anno", un terzo del budget attuale, in più. "Con i risparmi della riforma da reinvestire avremmo un 2016 molto positivo". Forse anche un eventuale Drg per il nuovo intervento messo a punto al San Donato (che oggi viene rimborsato come ablazione, 6mila euro contro 10mila di costi effettivi): per il governatore «tutto passa dai costi standard». E se non arrivano? Se lo chiede anche Rotelli: la riforma promette di spendere meno incremendando l’appropriatezza delle cure, "ma quella dei privati è già più alta di quella del pubblico - chiarisce -. Le risorse non possono certo essere tolte da qui".
giulia.bonezzi@ilgiorno.net