Gabriele
Moroni
Le mie ricerche della letteratura ferroviaria a volte si tramutano in una specie di speleologia nella memoria. Ricordo di avere letto parecchi anni fa un racconto di Dino Buzzati, era ambientato su un treno e... La memoria si ferma qui.
Maria Luisa Corti, Milano
Le mail di Maria Luisa Corti ci offrono ogni volta l’occasione per non parlare solo di disagi e disservizi. Il racconto di Buzzati s’intitola "Qualcosa era successo". È ambientato su un treno. O meglio il treno è il posto di osservazione da cui un passeggero in viaggio verso il nord coglie scene strane, rapide, inquietanti. Una ragazza che guarda il treno da un passaggio a livello si volta per le urla di un uomo che corre verso di lei.
Poco dopo un contadino su un muretto, facendosi portavoce con le mani, chiama verso la campagna e sei o sette persone corrono verso di lui. Il direttissimo non ferma a Napoli, ma il viaggiatore coglie per un attimo, attraverso le finestre illuminate, uomini e donne intenti a preparare valigie e involti.
Sulle strade camion, carri, gruppi e carovane di gente come se fuggissero. Il treno rallenta entrando in un’altra stazione. Prova a rincorrerlo un ragazzino con un pacco di giornali, ne sventola uno. La signora seduta di fronte al nostro viaggiatore si sporge per afferrarlo, il vento della corsa glielo strappa di mano.
Non ne rimane che un brandello dove si leggono la testata e quattro lettere di un grande titolo: IONE.
È notte quando il treno raggiunge la sua destinazione. Tutto sembra normale, ma la stazione deserta. Qualcosa era successo, ma cosa? All’improvviso riecheggia l’urlo di una donna che invoca aiuto. Buzzati magico, anche quando sale e ci fa salire in treno.
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