Raggi gamma, catturato dagli astrofisici Iuss il raggio più brillante

L’evento, che si verifica ogni 10mila anni, è stato monitorato da un team di scienziati guidati da Andrea Tiengo, professore della Scuola Universitaria Superiore di Pavia

Andrea Tiengo

Andrea Tiengo

Pavia, 29 marzo 2023 – E’ un evento eccezionale che si verifica ogni 10mila anni. Era la mattina dello scorso 9 ottobre quando i rivelatori a bordo di tutti i principali satelliti scientifici sono stati investiti da un intenso segnale di radiazione di alta energia, che, dopo qualche ora di incredulità e confusione, è stato riconosciuto come il lampo di raggi gamma (gamma-ray burst, abbreviato in GRB) più brillante della storia. A guidare gli scienziati c’era Andrea Tiengo, professore associato della Scuola Universitaria Superiore Iuss di Pavia che ieri sera in collegamento con le isole Hawaii dove è in corso il meeting dell'High Energy Astrophysics Division (HEAD) dell'American Astronomical Society – ha presentato i risultati delle analisi, già pubblicati su The Astrophysical Journal Letters.

“I primi anelli intorno a un GRB sono stati osservati quasi 20 anni fa e da allora sono rimasto affascinato da questo fenomeno - spiega Tiengo -, riuscendo a osservarlo nuovamente solo poche volte. Ma non avrei mai immaginato che il GRB più brillante della storia potesse avvenire proprio dietro la Via Lattea, permettendoci di fare una tomografia così dettagliata della nostra Galassia”. Il lavoro si basa sui dati raccolti in due osservazioni, ottenute 2 e 5 giorni dopo il GRB con il satellite dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) XMM-Newton, che hanno permesso di individuare e studiare ben 20 nubi di polvere a una distanza compresa tra circa 1000 e 60000 anni luce da noi.

“Ciascun anello è stato prodotto dall’interazione con una specifica nube in un determinato momento che possiamo derivare precisamente dal raggio dell’anello, come negli anelli di accrescimento degli alberi. Per esempio, l’anello più brillante è stato generato da una nube a circa 2.380 anni luce da noi, che quindi è stata colpita dal GRB quando sul nostro pianeta nasceva Alessandro Magno” aggiunge Andrea Tiengo. Oltre a derivare la distanza delle nubi, l’analisi di questi dati ha permesso anche di dedurre la composizione e la dimensione dei granelli di polvere contenuti nelle nubi stesse e a ricostruire le caratteristiche dell’emissione di raggi X dal GRB, che era stato possibile osservare direttamente solo ad energie più elevate.