
Il colloquio dell'esame di Maturità ai tempi del Covid (Ansa)
Milano - Di fronte alle 1.820 commissioni d’esame, al lavoro in tutta la Lombardia, si sono presentati in 65.793: sono finalmente “maturi“ in 65.557. Mancano pochissimi candidati, ma si può stilare un primo bilancio della maturità 2021, la seconda dell’epoca Covid (è già disponibile il 91% dei risultati). "Tra gli ammessi, il 99,64% è stato diplomato – tira le somme il direttore dell’ufficio scolastico regionale Augusta Celada –, una promozione quasi generalizzata. Diversamente da un anno fa, non c’era la disposizione normativa di prevedere l’esito positivo dei candidati. Questo ha determinato nella valutazione delle classi intermedie un peggioramento dei dati rispetto all’anno prima ma gli esami di Stato sono andati molto bene". Da record. "Solo il 5,12% degli studenti ha preso 60, il minimo", sottolinea Celada. Arriva al traguardo con un voto tra il 61 e il 70 il 21,02% dei diplomati, tra il 71 e l’80 il 25,81%; ha preso tra l’81 e il 90 il 20,57% degli studenti lombardi, tra il 91 e il 99 il 14,43% e spiccano i 100 - conquistati dall’11,75% dei candidati - e le lodi, all’1,70%. Quattro su 10 hanno una media sopra l’8.
Sono spuntati per la prima volta 100 con lode in alcuni istituti, ma i voti alti non sono “spalmati“ in maniera omogenea tra gli indirizzi. "La percentuale più alta di diplomati si ha al liceo – ricorda Celada – ma questo si spiega anche con la didattica a distanza che negli studi più “astratti“ si presta a determinare minori criticità rispetto ai professionali (dove ha preso 60 il 7,49% dei ragazzi a fronte della media del 5,12) che sono stati penalizzati anche per i laboratori". Boom di lodi con l’exploit dei licei: l’ha meritata il 2,57% dei ragazzi. Se da più parti si invoca il ritorno degli scritti, la definizione di maturità “leggera“ dopo due anni così complessi è bocciata dai diplomati. "È stato un “signor esame“ – sottolinea Celada – è stato raffinato il modello dello scorso anno, con un elaborato che presupponeva competenze e conoscenze articolate. Tutti siamo convinti che i recinti disciplinari prima si abbattono meglio è, ma mettere mano solo all’esame non avrebbe senso".
A cambiare intanto è stato il “peso“ dato al percorso scolastico alle spalle, che vale 60 crediti. "Penso che sia positivo – conclude la direttrice –. L’esame non deve essere una prestazione occasionale: deve esserci lo “stacco“, la giusta capacità di mettersi in gioco, con un bilanciamento di percorso. Dal momento in cui l’esame si “alleggerisce“, non negli obiettivi ma nel numero delle prove, un meccanismo che si inceppa quel giorno non può mettere in discussione tutto".