Una storia che sembra una fiaba nera. E che, invece, purtroppo è realtà. Nel carcere romano di Regina Coeli c'è un detenuto che dorme ininterrottamente da quattro mesi. Proprio così, non avete letto male. Un sonno apparentemente senza fine, che ha costretto i responsabili del penitenziario capitolino ad alimentare l'uomo meccanicamente, per evitare che muoia.
La vicenda è stata raccontata con un post sul profilo Instagram di Antigone, l'assocazione che da decenni si occupa di tutelare i diritti dei detenuti. A scrivere è Susanna Marietti, responsabile nazionale del sodalizio. "Nel carcere di Regina Coeli ho incontrato l'uomo che dorme", si legge sul social. Il primo contatto con la situazione del giovane, un pakistano di 28 anni, è arrivato all'inizio di giugno. Da allora fino a oggi, prosegue Marietti, "ho chiesto notizie, spiegazioni, soluzioni. Ma non sono riuscita ad arrivare a capo di nulla". Del caso Marietti ha parlato con l'infermiere che si sta occupando di questo detenuto del tutto particolare. "Gli svuota il catetere e gli cambia il pannolone - dice la volontaria - Gli infila un po' di liquido in bocca che lui deglutisce in maniera meccanica". Una vita che non è vita. Una morte apparente che non ha niente a che fare con la pace eterna. Il ragazzo pakistano si trova in quella condizioni di alcuni mesi.
All'uomo, secondo quanto riferito da Marietti, dal personale del carcere sarebbe stato affibbiato il soprannome "il simulatore". Fa niente, annotano da Antigone, che evidentemente nessuno fingerebbe per mesi di trovarsi in uno stato di morte apparente. Il detenuto è in condizione di carcerazione preventiva: sul suo caso ancora non c'è stata alcuna sentenza definitiva. Nelle scorse settimane si sarebbero tenute alcune udienze del suo processo, alle quali l'uomo ha partecipato perché accompagnato ("La presenza al processo - spiega Marietti - è un diritto procedurale"), steso su una barella. Sempre dormendo. Ovvio che non abbia alcuna consapevolezza di quello che sta accadendo intorno a lui.
I vertici del carcere, riconosce Marietti, si sono adoperati per trovare una soluzione. Al momento, però, il "sortilegio" (chiamiamolo così, perché in questa storia sembra esserci una mano soprannaturale) non si è spezzato. Il detenuto continua a dormire. E' così da mesi. Sarà così - forse - per mesi. Il tutto mentre intorno a lui continua la routine della cura durante la detenzione, fra cambi di pannolone e alimentazione coatta. "Non è colpa di nessuno in particolare - chiosa Maretti - Ma in un sistema che può tollerare le presenza dell'uomo che dorme in una cella al centro di Roma c'è qualcosa che non funziona".