REDAZIONE CRONACA

Quella guerra sulla linea di confine. In un anno 25 milioni di euro in fuga

Capitali bloccati in dogana dalla Finanza nel 2014. Multe per 700mila euro di Paola Pioppi

La dogana di Como Chiasso

Como, 25 febbraio 2015 - Dati in aumento negli ultimi tre anni, con una sola eccezione: la documentazione che attesta la disponibilità di valuta all’estero, negli ultimi dodici mesi ha portato a registrare un volume nettamente inferiore rispetto al 2013. Ma i transiti di valuta non dichiarata intercettati al confine tra Como e la Svizzera, vero imbuto in cui confluisce la quasi totalità dei transiti a livello nazionale, continuano a fotografare una realtà inarrestabile.

Il contrasto della Guardia di finanza, per quanto costante e mirato, riesce a colpire solo la punta di un iceberg le cui dimensioni non sono mai state quantificabili. Quasi 25 milioni e mezzo di euro la valuta scoperta dai finanzieri nel 2014, oltre quattro milioni i sequestri, 714mila euro gli incassi da oblazione, vale a dire chi estingue subito la sanzione godendo di un trattamento privilegiato. Il tutto, rispetto a poco meno di 2000 soggetti verbalizzati (persone il cui nome, a vario titolo, finisce negli atti compilati in dogana, perché trovati con denaro e valori al seguito, o perché passibili di approfondimenti), un migliaio di violazioni e 706 transitanti. Lo sguardo a dati più vecchi di un anno, mostra 22 milioni di euro di valuta intercettata, due milioni e 700mila sequestri, 631mila incassi da oblazione e all’incirca lo stesso numero di transitanti.

Un passo indietro di un altro anno, e siamo a 17 milioni e mezzo di valuta scoperta dalla Guardia di finanza, a carico di persone che poco prima avevano negato, rispondendo a specifica domanda, di aver con sé valori eccedenti i 10mila euro, limite consentito senza alcun obbligo di dichiarazione. I sequestri di valuta hanno sfiorati i quattro milioni di euro, 530mila euro gli incassi da oblazione, ma i transitanti erano oltre 1100. Se la valuta sequestrata nel 2014 ha registrato un aumento di un milione e mezzo di euro rispetto al 2013, il dato che è nettamente diminuito è invece quello relativo all’acquisizione di documentazione che attesta disponibilità finanziarie, di ogni genere, su conti esteri. Si è infatti passati dai 265 milioni di 2012, ai 130 del 2013 fino ai 79 dello scorso anno.

Si tratta di qualunque documento che riporti informazioni di questo genere: dagli estratti conto alle tessere bancomat, fino a ricevute di movimentazioni bancarie. Se lo si guarda in quest’ottica, il dato rimane comunque elevatissimo, in considerazione dell’inutilità dell’avere con sé tali documenti quando si affronta un potenziale controllo doganale, soprattutto a fronte dell’incremento di transazioni, consultazioni e possibilità di dare disposizioni per via telematica. Tuttavia, si tratta di informazioni non necessariamente corrispondenti a illeciti: spetta infatti ai reparti territoriali, fare la verifica per accertare se tali corrispondenze sono state regolarmente dichiarate o meno. Complessivamente, sembra che le cifre che vengono scoperte durante i singoli controlli, siano mediamente scese rispetto ad alcuni anni fa, assestate spesso tra i 50 e i 100mila euro.