D.R.
Cronaca

La ricerca: la pornografia fa male o bene? Dipende se sei uomo o donna

L'inchiesta condotta da due docenti universitari svizzeri. Realizzate oltre 100mila interviste in tre anni

Consumare materiale pornografico - video, foto o di altro genere - fa male o fa bene alla vita sessuale? Secondo i ricercatori delle università svizzere di Losanna e Ginevra dipende se si è donna o uomo. A quanto è emerso da tre anni di lavoro e oltre 100mila interviste, infatti, più gli uomini si dedicano al porno, più la qualità (e la cifra complessiva) delle loro prestazioni sessuali cala, così come la soddisfazione della loro partner. Per le donne, invece, l'effetto sarebbe contrario: l'effetto di consumo di materiale pornografico aggiungerebbe pepe alla loro vita sessuale.

Com'è stata realizzata l'indagine

Il lavoro è stato coordinato da Nicolas Sommet, docente al Centro Lives dell'università di Losanna e Jacques Berent, collega con cattedra all'università di Ginevra e condotto in collaborazione con lo youtuber francese Mathieu Sommet, comico noto per la serie "Salut le Geeks" su YouTube. Il materiale è stato raccolto in tre anni. Centomila le interviste effettuate a 4.000 coppie eterosessuali di lingua francese. Il campione ha dovuto rispondere a un questionario elaborato con l'obiettivo di valutare tre indicatori: la percezione delle proprie capacità sessuali, il livello di funzionamento sessuale e la soddisfazione sessuale riferita dal partner.

I risultati dell'inchiesta

Dalle risposte è emerso che più gli uomini guardano video e foto pornografici, più si sentono "sessualmente incompetenti". Una convinzione che si traduce in un aumento dei problemi fra le lenzuola e la percezione di una insoddisfazione della partner in aumento. Tutto il contrario per quanto riguarda le donne. Queste, più consumano materiale pornografico, più si sentono sicure dal punto di vista sessuale. Con ricadute sul rapporto di coppia considerate positive, a partire dal grado di soddisfazione del partner. 

Com'è stato formato il campione

L'età media delle persone intervistate è di 21-22 anni. Si è scelto questo target per rispondere all'esigenza di avere un campione rappresentativo di una fascia di popolazione iperconnessa (e quindi con facilità di accesso e uso frequente della rete) con un'età cruciale per il loro sviluppo sessuale. "I risultati sono statisticamente chiari - spiega il professor Sommet - ma la forza degli effetti rimane relativamente modesta, il che dimostra che la pornografia non può essere visto come fonte di tutti i mali, per gli uomini, o come una sua panacea, per le donne".