Pippo Micalizio, chi era il superpoliziotto. Lotta alla mafia e l'inchiesta sul caso Diaz

Il ritratto del padre della donna scomparsa e ritrovata viva all'Isola d'Elba: funzionario di Polizia, una carriera fra Milano e Genova

A destra Pippo Micalizio

A destra Pippo Micalizio

Marina Paola Micalizio, la donna scomparsa e ritrovata viva dopo serrate ricerche durate 24 ore all'Isola d'Elba, è figlia di Pippo Micalizio, funzionario di polizia morto a 60 anni nel 2005, dopo aver svolto una serie di incarichi di prestigio all'interno del corpo, che gli guadagnarono il soprannome di "superpoliziotto".

Chi era Pippo Micalizio

Nato in una frazione di Carlentini, comune in provincia di Siracusa, da adolescente si trasferì con la famiglia ad Augusta, altro centro del Siracusano, dove il padre era stato inviato a guidare l'ufficio postale. Micalizio entrò in polizia nel 1969, dopo essersi laureato in Giurisprudenza. Il primo incarico a Milano, dove arrivò a comandare la squadra mobile, dopo il "mitico" Achille Serra. 

Al nord fu fra i primi a intuire la penetrazione della criminalità organizzata, in particolare mafia e 'ndrangheta, al tempo considerati fenomeni confinati esclusivamente al meridione, nel tessuto economico settentrionale. E' in questo contesto che i giornalisti dei giri di "nera" e giudiziaria iniziano a chiamarlo "superpoliziotto". Fanno notizia, in particolare, le prime grandi operazioni contro mafia e 'ndrangheta, che coordina fra gli anni '80 e '90. 

In parallelo, agli inizi della sua vicenda in polizia, svolge anche attività sindacale, all'interno del Siulp, il sindacato più rappresentativo delle forze di polizia, fra i "protagonisti" della smilitarizzazione del corpo.

Da Milano a Roma

Da Milano viene promosso a Roma, dove prosegue una carriera di prestigio all'interno della Polizia. E' vice direttore della Direzione investigativa antimafia (Dia) e, in seguito, numero uno dei servizi centrali antidroga. Anche in questi ruoli dà impulso e fa da regista a importanti inchieste. In particolare fa parte della "cabina di regia" attivata per seguire le inchieste sulle bombe che uccidono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E, a metà degli anni '90, una sua informativa mette nero su bianco i legami fra mafia e 'ndrangheta.

Uomo di fiducia del Viminale

Nel 2001, dopo il G8, fu inviato a Genova dal ministero dell'Interno a ricostruire ruoli e responsabilità nei fatti seguiti all'incontro fra i big della politica mondiale, a partire dall'irruzione di agenti dei reparti mobili della polizia di Stato all'interno della scuola Diaz, durante la quale furono aggrediti e malmenati decine di attivisti e manifestanti che avevano partecipato alle proteste contro il summit, segnate dalla tragica morte di Carlo Giuliani

Nel 2003, su proposta dell'allora ministro dell'Interno Beppe Pisanu, fu nominato prefetto e collocato fuori ruolo presso la presidenza del Consiglio. Due anni dopo, nel 2005, la morte, stroncato da un tumore. Nel 1994 aveva ricevuto, su iniziativa dell'allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, l'onorificenza di commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica.