Processo Piccolomo: "Quell'auto bruciata, che strano incidente"

In aula la telfeonata all'operatore del 118, dopo l'incidente in cui è morta carbonizzata nel febbraio 2003 a Caravate la prima moglie Marisa Maldera

Giuseppe Piccolomo durante un processo

Giuseppe Piccolomo durante un processo

Varese, 30 giugno 2018 -  «No, non si è ribaltato. Sembra che abbia parcheggiato in mezzo al prato. È una cosa strana». La registrazione della chiamata dell’operatore del 118 alla centrale ieri è stata ascoltata in aula. L’auto che sembrava “parcheggiata” era la station wagon in fiamme dentro la quale è morta carbonizzata nel febbraio 2003 a Caravate Marisa Maldera, prima moglie di Giuseppe Piccolomo, il killer della mani mozzate condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio di Carla Molinari, e che oggi è a processo davanti alla Corte d’Assise presieduta da Orazio Muscato con l’accusa di aver assassinato la consorte per intascare alcune polizze sulla vita e sposare la giovane lavapiatti del ristorante di famiglia con la quale, stando alle figlie che lo accusano, aveva una relazione. La registrazione supporta la tesi secondo la quale quella notte Maldera non fu vittima di un incidente stradale ma di un omicidio architettato dal marito.

Ieri sono stati sentiti anche gli inquirenti che fecero le prime indagini – il carabiniere della stazione di Laveno, Stefano Ferini – e chi invece, 13 anni dopo, riprese in mano i primi elementi dopo la riapertura del caso: Manuel Cinquarla, comandante dell’ufficio comune di polizia locale del Medio Verbano, il sovrintendente capo Silvia Nanni e il sovrintendente Giuseppe Campiglio. Se questi ultimi due poliziotti del pool messo in campo dalla procuratrice Carmen Manfredda, che riaprì l’inchiesta, aprirono i sacchi contenenti gli indumenti indossati dall’uomo quella sera, la ricostruzione dei tragitti ipotizzati dall’imputato in auto la si deve a Cinquarla, che ha realizzato un video nel quale viene trasportata in un’auto una tanica di benzina, come sostenuto da Piccolomo e dalla difesa. Per l’accusa, invece, Piccolomo intontì la moglie con i farmaci e appiccò volontariamente l’incendio. Un particolare importante ha riguardato la ricostruzione del percorso fatto quella notte dai coniugi: una pattuglia dei carabinieri li fermò alle 2.11 e li lasciò proseguire alle 2.20. E poi c’è l’orario della telefonata al 118, alle 3.39. Per l’accusa si tratta di indizi importanti che, al contrario, la difesa contesta con forza. Il 13 luglio si torna in aula.