Fontana rilancia: ospedale in Fiera? Da potenziare

Il governatore "amareggiato da critiche e odio, non strumentalizzate i morti". E sul centro d’emergenza: altri poli a Brescia e nella Bassa

Attilio Fontana

Attilio Fontana

Milano, 24 maggio 2020 - L'unica tregua, in questi giorni, arriva dai dati sulla diffusione del contagio. La Lombardia, pur tra mille raccomandazioni alla prudenza, sembra essersi lasciata il peggio alle spalle. Non è ancora abbastanza, però, per tirare un respiro di sollievo. "L’emergenza sanitaria sta trasformandosi in emergenza economica e non vedo ancora piani, progetti, programmi che mi ispirino fiducia", confessa Attilio Fontana, reduce da un forum online sulla ripresa, insieme, fra gli altri, all’ex premier Enrico Letta. "Bello il suo richiamo al 1946 - osserva il presidente della Regione Lombardia - ma credo che allora ci fosse un vento che unificava tutti. Quello della riacquistata libertà. Oggi invece c’è un’enorme spaccatura. Peggio: un clima d’odio che colpisce la Lombardia e anche me personalmente".

La Lombardia in tre mesi, dall’esplodere della pandemia, ha registrato 15.000 morti. Una cifra impressionante, che induce a molti pensieri. "I lutti sono una cosa seria e terribile, le strumentalizzazioni politiche no. E hanno poco a vedere col dolore della gente". La politica specula sui morti? "Passata la grande paura, lo choc che a febbraio aveva paralizzato la politica italiana, è arrivato il giorno in cui si è deciso di attaccare il modello lombardo, fatto di sussidiarietà, liberismo, efficienza. Concetti che si scontrano col pensiero di alcuni partiti. E con la ricetta burocratica e centralistica dei palazzi romani". È vero che il presidente Sergio Mattarella l’ha cercata? "Col capo dello Stato ci siamo sentiti e ci sentiamo anche abbastanza frequentemente". Cosa vi dite? "È sempre molto positivo sulle prospettive, propositivo nel lanciare stimoli e vicino al popolo lombardo. È il primo a sottolineare l’eccezionalità della situazione lombarda. E anche nei momenti più brutti riesce a darti la carica". Ha parlato al presidente del clima d’odio che sente intorno a sé? "Mattarella si è dichiarato molto preoccupato. A fronte di tanti veleni, il rischio è che nascano cellule impazzite, difficili da controllare". Un riferimento, immagino, alle minacce nei suoi confronti. Cosa pensa della scritta «Fontana assassino»? "Penso che ci siano persone sviate da una corretta lettura della realtà a vantaggio di una rappresentazione bugiarda della situazione che si è creata con la pandemia". Spieghi meglio. "Qui abbiamo preso decisioni e avallato scelte che non erano di base ideologica. Ma all’opinione pubblica è stato fatto credere il contrario". Tanti morti meritano una risposta. "Si è creata una situazione gravissima ed eccezionale. E questo non a causa di scelte politiche e amministrative. Perché Lodi e Piacenza sono state così colpite? La provincia di Piacenza addirittura più del Lodigiano. Sono dati di fatto come questi che andrebbero analizzati. Invece ci si limita a stigmatizzare quanto successo dentro i confini lombardi, dimenticandosi di Piacenza che invece è in Emilia". Lei che analisi ha fatto? Perché il Covid ha colpito soprattutto l ì? "Ha colpito dove più numerosi erano i collegamenti con la Cina e con chi era malato, senza saperlo, già da gennaio. O addirittura da dicembre, secondo quanto si è scoperto ora. Il virus non è stato riconosciuto e il contagio è esploso. Grande mobilità, alta densità demografica e di imprese hanno avuto un peso. Anche nella Bergamasca e nel Bresciano. Non a caso, in altre province lombarde l’epidemia ha avuto una diffusione molto, ma molto più bassa". Nelle Rsa è positivo un anziano su tre; tantissimi i morti. Come vive sul piano personale tutto questo? "Umanamente posso capire tutto. Essere accusati di aver fatto perdere risorse economiche con il lockdown è una cosa, essere accusato di aver fatto perdere vite umane è un’altra. E fa male. Sapendo, però, qual è la natura di queste accuse, io sono sereno". Sulle morti nelle Rsa lavorano anche le Procure. E si indaga su possibili responsabilità a livello regionale. "Con la magistratura ho un rapporto sereno. Vediamo se ci saranno contestazioni. Mi chiedo però quali possano essere. Che le Rsa potessero ospitare in sicurezza malati di Covid a bassa intensità lo ha poi deciso anche l’Istituto superiore di sanità. Esattamente un mese dopo di noi. Dovrebbero allora indagare i vertici dell’Iss e anche quelli del ministero della Salute. Credo però che sarebbe sbagliato anche questo. Molto meglio fare un ragionamento". Quale? "Valutare cosa è scritto nella delibere nostre e dell’Iss, come andavano applicate, in che contesto è avvenuto tutto questo. In quelle settimane le terapie intensive erano prossime al collasso, c’erano persone che rischiavano di morire nei piazzali degli ospedali. Ed è ragionevole credere che con il virus che girava già da gennaio, come poi abbiamo scoperto, il contagio sia arrivato sul nostro territorio e quindi nelle Rsa ben prima di marzo". Anche l’ospedale in Fiera, allestito a Milano, è investito dalle polemiche. Che ne farete? "Continueremo ad attrezzarlo, per portare ad oltre 200 i posti in terapia intensiva. Ricordiamoci che in Italia abbiamo sei volte in meno i letti di terapia d’urgenza che ha la Germania. Pianificare investimenti e prevenire emergenze è il ruolo della Sanità pubblica. L’ospedale in Fiera è un esempio di questa filosofia e non resterà il solo". Ne allestirete altri? "A Brescia, sì, sicuramente. E forse anche nella Bassa Lombardia, in una località da definire. Entro un mese invieremo il progetto al governo". Cosa sarà del modello Lombardia dopo il Covid? Cambierete le politiche sulla Sanità? "Dipende se arriveranno proposte valide. In tal caso le valuteremo. Partendo però da un dato: il modello Lombardia, tanto criticato a Roma, ha funzionato. Si parla troppo poco dei guariti, dell’efficienza dimostrata dagli ospedali, dal valore delle ricerche mediche messe in campo". L’immagine della Lombardia è in crisi? "L’economia ha tutte le carte in regola per risollevarsi. Quanto alla Sanità, sul piano dell’immagine ci saranno contraccolpi. Ma a riportare in primo piano la sostanza dei fatti sarà la risposta dei cittadini. Quelle 160.000 persone che ogni anno vengono qui a curarsi da ogni parte d’Italia".