G.BOS.
Cronaca

Omicron è meno letale e 8 italiani su 10 sono vaccinati ma centinaia di morti. Perché

Bassetti: c'e' un 40% di asintomatici e oggi avremmo 250 morti Covid e non 400, in linea con il resto resto d'Europa. Anelli: Se uno muore ed è positivo al Covid deve essere classificato come tale.

Perché ogni giorno diverse centinaia di morti per Covid, almeno secondo il bollettino  del ministero della Salute? Partiamo dalle certezze dei numeri e dalla scienza. La variante Omicron ormai è causa di quasi il 100 per cento dei contagi in Italia e si trasmette con una velocità incredibile ma è meno letale delle precedenti tipo Delta. Oltre 48 milioni di italiani hanno concluso il ciclo primario vaccinale (l'81% della popolazione), mentre la terza dose è stata somministrata a 34,4 milioni (il 58,1%).  Per l'istituto superiore di Sanità la mortalità è 27 volte più alta nei non vaccinati rispetto a chi ha avuto la dose booster del vaccino anti Covid-19. Gli italiani di età superiore a 5 anni ancora in attesa di prima dose sono 5.799.562. Ci si "tampona" di più anche per le norme che regolano la quarantena e il green pass ma la  curva epidemica in Italia è in calo. Ieri i nuovi casi sono stati 99.522, contro i 112.691 di giovedì e soprattutto i 143.898 di mercoledì. Eppure i morti sono sempre centinaia: ieri erano 433  e giovedì  414. Qualcosa non sembra tornare soprattutto se paragonato al resto dell'Europa  dove i morti sono molti di meno .Per alcuni esperti tutto si riduce alla modalità di calcolo sulla causa primaria del decesso: morto per Covid o morto con il Covid?

I dati elaborati da Gimbe

Bassetti: numeri gonfiati del 40%

Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova in un'intervista all'AGI racconta ciò che negli ultimi mesi vede in reparto. "Io da medico non mi riconosco in quei numeri", spiega. Il Covid al San Martino, ospedale di riferimento della Liguria per il virus, lo hanno visto in faccia fin dal febbraio/marzo 2020. "Ho ricoverato 5 mila pazienti e nelle ultime tre settimane non ho morti Covid - dice -. Non mi rivedo nei numeri della Liguria e sono sicuro che molta meno gente oggi muore di Covid e sempre più persone muoiono positive a un tampone, ma di tutt'altro". A parere del primario, tuttavia, "nei reparti Covid, a livello ospedaliero, c'e' un 40% di asintomatici e oggi avremmo 250 morti Covid e non 400, in linea con il resto resto d'Europa". Anzi, forse anche meno: "Anche a casa e nelle Rsa c'e' gente che muore con tampone positivo, ma chi ti puo' dire che è deceduto per il Covid - spiega -. Stiamo tamponando 1 milione di persone: se uno fa un incidente stradale ed è positivo finisce nel contenitore Covid e se per caso muore, purtroppo puo' avvenire, entra nel bollettino".

Anelli: se muori positivo sei morto anche per Covid

 La pensa diversamente  il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei  medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli.   "Se uno muore ed è positivo al Covid deve essere classificato, come è stato fatto finora, tra i decessi ascrivibili alla malattia, in quanto la sopravvenienza della patologia da Covid rappresenta una concausa della morte". 

Crisanti: il calcolo dei morti è giusto

Non ha dubbi  il virologo Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova:  il calcolo dei morti per Covid in Italia è assolutamente giusto.  "E'semplice questione di logica matematica e chi vuole conteggiarli in altro modo sbaglia.  Crisanti spiega: "La probabilità di una persona anziana 80-85enne con diverse patologie di morte indipendentemente dal Covid in un singolo giorno e di uno a mille, e nella stessa fascia di età la probabilità che questa persona sia infetta da Covid è di 4 su mille, quindi la probabilità che una persona muoia di qualsiasi altra patologia e sia infettata da Covid, e che il Covid non c'entri nulla è bassissima pari a 4 su 1 milione. Dunque il contributo per cause proprie in coincidenza con Covid è irrisorio". Per questo "il calcolo che si fa oggi è giusto". 

 Pregliasco: non si può cambiare metodo

Per il virologo dell'Università di Milano, Fabrizio Pregliasco il calcolo del numero dei morti quotidiano  "deve restare così com'è perché è importante ai fini statistici avere uno storico standardizzato. Se si cambia il meccanismo di classificazione, infatti, si perde tutta la storia della malattia, ma si dovrebbe ampliare la descrizione della casistica, aggiungendo delle informazioni supplementari che distinguano e fotografino meglio il singolo decesso e l'impatto della malattia". 

Quindi? A voi la motivazione che vi convince di più e ser volete un'opinione fuori dal coros c'è sempre  Oronzo Carrisi, virologo di Cellino ...