Senza memoria e privo di forze: l'ex killer rientra in Albania

I giudici di primo grado gli avevano dato l’ergastolo per l’omicidio della ex compagna, Lidia Nusdorfi a Mozzate e dell’ultimo uomo che lei frequentava, Silvio Mannina di Castano Primo

Omicidio a Mozzate

Omicidio a Mozzate

Milano, 15 settembre 2020 - Un ergastolano libero di tornare a casa, ma che da anni non ha più memoria delle sue vittime. Dritan Demiraj, il killer del lago Azzurro che uccise due persone a sangue freddo, sta per essere espulso. Dopo la feroce aggressione in carcere è stato dichiarato incapace di intendere e di volere, e la giustizia ha dovuto lasciarlo andare. Da tempo occupa un letto nel reparto di Geriatria dell’ospedale di Parma, ma non ha più titolo per stare in Italia e la sua famiglia lo vuole in Albania, dove potrà occuparsi di lui. Chi l’ha visto lo descrive come un uomo rannicchiato su se stesso e con la mente di un bambino che riconosce a stento medici e genitori. Non cammina e parla con grandi difficoltà, quanto alla sua memoria è ormai del tutto inesistente.

I giudici di primo grado gli avevano dato l’ergastolo per l’omicidio della ex compagna, Lidia Nusdorfi a Mozzate (Como) e dell’ultimo uomo che lei frequentava, Silvio Mannina di Castano Primo, nel Legnanese (Milano). Una vendetta albanese per il tradimento della donna. Era stato nel carcere di Parma che la sua nemesi si era materializzata in un ex pugile romeno. Quale conto in sospeso ci fosse tra i due detenuti non si è mai saputo, ma un giorno Dritan aveva incrociato quel bestione nei corridoi e quando gli agenti della Polizia penitenziaria glielo avevano tolto dalle mani, Demiraj era già in coma. Era arrivato in ospedale in condizioni talmente gravi che i medici l’avevano dato per spacciato. Invece era sopravvissuto, il suo corpo aveva in parte resistito e dopo mesi si era svegliato dal sonno della morte. Non la sua mente. A causa dei colpi ricevuti in testa, il cervello aveva subito lesioni tali da ridurlo poco più di un bambino.