Omicidio di Pordenone, nel laghetto di San Valentino la pistola che ha ucciso i fidanzati

Trovato dai sub il caricatore di un’arma, forse l’ha usato il killer di Gabriele Gabbini

I genitori  mostrano  una foto di Teresa Costanza Hanno saputo del passo avanti  nelle indagini Non riescono a trovare una spiegazione al delitto

I genitori mostrano una foto di Teresa Costanza Hanno saputo del passo avanti nelle indagini Non riescono a trovare una spiegazione al delitto

Lodi, 19 settembre 2015 - «Finalmente qualcosa si muove». I sommozzatori di Genova hanno lavorato due giorni per cercare la calibro 7.65 che, il 17 marzo, ha ucciso a Pordenone Teresa Costanza e Trifone Ragone, e proprio ieri sera, dalle acque di un laghetto vicino al luogo del delitto, è emerso qualcosa. «Sappiamo solo che hanno ritrovato dei pezzi di ferro, ma per il momento non ci hanno detto altro», spiega concitato Rosario Costanza, papà di Teresa. Lei, 30 anni, era originaria di Favara, in Sicilia, ma da tempo si era trasferita al Nord, a Zelo Buon Persico, nel Lodigiano; lui 29enne barese, di Adelfia, di professione militare carrista. I due fidanzati sono stati uccisi a Pordenone, in Friuli, dove si erano appena trasferiti. Tre colpi per lui, due per Teresa, nel parcheggio del Palasport Crisafulli. Poi il nulla, per sei lunghissimi mesi.

 «Ma ora c’è una novità», spiega Rosario Costanza, il tono concitato di chi non vorrebbe farsi illusioni. «Abbiamo saputo degli ultimi sviluppi – racconta col cuore in gola –. Con gli inquirenti cerchiamo di tenere contatti costanti ma sempre in punta di piedi, e loro non ci aggiornano su tutto». La novità è rappresentata da quello che è risultato essere il caricatore di una pistola, un calibro 7.65. Su tutto però vige ancora il massimo riserbo: «Hanno raccolto molti indizi in questi mesi – interviene l’avvocato di papà Rosario, Giacomo Triolo – e probabilmente proprio da qui sono arrivati al parco». Si resta molto abbottonati in casa Costanza: «Una svolta – riprende Rosario –? Sicuramente si tratta di un primo passo, e il ritrovamento dell’arma potrebbe anche dare qualche indicazione sull’assassino. Ma per ora non ci facciamo illusioni». 

L’arrivo dei sommozzatori risale a giovedì: «A quanto ci è stato riferito giovedì hanno iniziato subito a scandagliare il fondale e ieri sono partiti con il secondo giro – sospira Costanza –, ma per il momento ci hanno detto solo di aver trovato dei pezzi di ferro, non sappiamo altro». Intanto, entro fine mese la famiglia Costanza, insieme ai Ragone, tornerà a Pordenone per un colloquio chiarificatore con gli inquirenti e con il procuratore. In ballo infatti c’è anche la questione delle telecamere: tre, tutte rotte, erano puntate sul parcheggio, mentre una quarta, funzionante, secondo alcuni residenti sarebbe stata stata spostata manualmente, forse proprio dallo stesso killer, e puntata verso terra. «Stiamo aspettando la conferma della data per l’incontro – riprende l’avvocato, che segue gli interessi dei Costanza insieme alla collega Carla Sgarito –. Entro lunedì ci aspettiamo una conferma». Nella speranza che possa arrivare, finalmente, qualche risposta: «Vogliamo sapere perché – chiude il papà di Teresa, scuotendo la testa –. Erano bravi ragazzi, non meritavano questa fine».

di Gabriele Gabbini