Incidenti sul lago di Como e sul Garda: "Introdurre subito l'omicidio nautico"

E' la richiesta di Confarca: "In strada 18 anni di reclusione, qui sei mesi. Tutelare la sicurezza e la vita umana"

Un'imbarcazione danneggiata

Un'imbarcazione danneggiata

"Introdurre subito l'omicidio nautico". E' questa la richiesta della Confarca  (associazione di categoria di autoscuole, studi di consulenza, scuole nautiche e centri di revisione), dopo gli ultimi drammatici incidenti avvenuti in due di principali laghi della Lombardia. Il primo risale allo scorso 19 giugno, a Salò, sul Garda, dove sono morti il 37enne Umberto Garzarella e la 25enne Greta  Nedrotti. La piccola imbarcazione sulla quale si trovava la coppia è stata investita da un Riva che andava a forte velocità. Il secondo schianto, sul lago di Como, è avvenuto il 25 giugno. La vittima, il 22enne Luca Fusi, è morta per le ferite riportate dopo uno scontro tra il motoscafo su cui si trovava e un altro motoscafo. Tragedie che ha portato alla luce una grossa lacuna nel nostro codice di procedura penale: diversamente da quanto avviene sulla strada, in acqua non esiste “l’omicidio nautico”, omologo dell’omicidio stradale.

"Chi causa la morte di una persona per strada è oggi punito sempre e comunque in maniera molto più grave di chi, magari con comportamenti spericolati, la causi alla conduzione di una barca", denuncia Marco Morana, Vice Segretario Nazionale Nautica. E sottolinea: "Sebbene per strada sia molto più semplice e frequente essere coinvolti in una collisione tra veicoli, i beni da tutelare sono gli stessi: la vita umana e la sicurezza della circolazione. Eppure il medesimo comportamento che porta alla morte di una persona può essere in un caso punito con 18 anni di reclusione e in un altro, quello nautico, con soli 6 mesi".

La Confarca è stata tra i promotori della Legge sull’omicidio stradale e ora sostiene quella sull’omicidio nautico. Così come ha sostenuto e promosso il grande lavoro, appena terminato, al tavolo tecnico ministeriale per il correttivo del regolamento di attuazione del codice della nautica (DM 146/2008), in cui sono state inasprite le pene per coloro che si rendono responsabili di negligenza al comando, soprattutto se sotto l’effetto di alcool e/o stupefacenti, anche in situazioni che prima non venivano considerate pericolose, come l’avvicinarsi a velocità sostenuta ad una barca all’ancora mentre i suoi occupanti stanno facendo il bagno.

"Tuttavia, allo stato attuale – spiega Morana - chi pone in essere una condotta spericolata in spregio delle regole di prudenza e di navigazione (ad esempio avvicinandosi a tutta velocità in stato di ebbrezza in motoscafo alla costa piena di bagnanti) al punto da prefigurarsi la possibilità di uccidere, non può essere punito come meriterebbe, se non attraverso una serie di complicate valutazioni giuridiche in ordine all'elemento psicologico del reato". E aggiunge: "Proprio la necessità di superare le incertezze, le disparità e le scappatoie che emergevano puntualmente in sede processuale (possibilità di patteggiamento), con sostanziale impunità del colpevole, avevano suggerito l'adozione di una norma ad hoc per l'omicidio colposo stradale".

Seppure, secondo la Confarca, la norma sull’omicidio stradale necessiti ancora di migliorie, "si dovrebbe acellerare l'iter del disegno di legge che vorrebbe introdurre il reato di omicidio nautico, ma anche quello di lesioni personali nautiche, femo da luglio 2019". Al di là dell'aspetto "punitivo", l'Associazione ritiene fondamentale che "la modifica normativa - ove approvata - sia accompagnata da un'informazione adeguata e precisa, necessaria per assicurare l'essenziale effetto deterrente per i diportisti, anche occasionali, che va unito ad una attività di controllo mirata principalmente alla sicurezza della navigazione, e non soltanto ai fini fiscali come purtroppo accade spesso".

Ma non c'è solo la Confarca a fare luce su questa "falla" in ambito giudiziario. In Regione Lombardia, anche alcuni politici hanno suggerito al legislatore di porre rimedio. “Sarebbe giusto estendere quanto previsto per l’omicidio stradale anche per situazioni analoghe a quelle verificatesi sul Garda", fanno sapere dalla Regione. In particolare, la deputata leghista Simona Bordonali ha depositato un PDL, progetto di legge, per “equiparare le pene per omicidio nautico a quelle già previste per l’omicidio stradale”. Ma non solo, Bordonali nella sua proposta ha previsto anche l’introduzione nel codice di procedura penale del “reato di omicidio nautico” aggiungendo anche pene per lesioni alla persona in contesti nautici. E sottolinea: “Chi è colpevole di omicidio alla guida di un’auto rischia fino a 18 anni, mentre chi è alla guida di un’imbarcazione può cavarsela con sei mesi, un’assurdità se pensiamo che la vita umana ha lo stesso valore ed è necessario dunque responsabilizzare i comportamenti di chi naviga". "Nel giorno in cui il tedesco 52enne alla guida dell'imbarcazione che ha travolto e ucciso i due italiani a Salò, sul Lago di Garda, si è costituito – aggiunge l'assessore regionale alla Sicurezza, Polizia Locale e Immigrazione Riccardo De Corato - bisogna portare al centro del dibattito parlamentare la discussione. Cominciando, magari, a discutere la proposta di legge depositata il 9 luglio del 2019". "Mi auguro - conclude - che non accadano più simili incidenti e che le Camere inizino a discutere il progetto di legge che giace da due anni in un cassetto e che appare, in queste settimane, quanto mai utile".