Omicidio Nada Cella: all'ex insegnante indagata sequestrato un motorino

Sullo scooter, che sarebbe stato visto sotto lo studio teatro del delitto nel 1996, verrà effettuato il test del luminol

Nada Cella, uccisa a Chiavari nel 1996 (Ansa)

Nada Cella, uccisa a Chiavari nel 1996 (Ansa)

Genova - Proseguono le indagini sul "cold case" di Nada Cella, la giovane segretaria uccisa nel 1996 in uno studio di commercialista di Chiavari, dove lavorava. Un omicidio rimasto impunito. Per cui, qualche giorno fa, è arrivata un'imprevista riapertura, con l'iscrizione all'interno del registro delle notizie di reato del nome di Annalucia Cecere, un'ex insegnante che conosceva il datore di lavoro di Nada e che era entrata nell'inchiesta nei giorni successivi al delitto, salvo uscirne subito.

Quel vecchio motorino

Adesso, per provare a dare ulteriore sostanza alle accuse nei confronti di Cecere, che oggi abita a Boves, un paese del Cuneese, insieme al marito e a un figlio, gli investigatori hanno compiuto un'ulteriore mossa. Un sequestro effettuato quest'estate, ma di cui si è avuta notizia solo oggi. Alla donna è stato requisito un motorino, risalente a 25 anni fa. La misura è stata eseguita dagli agenti della squadra mobile di Genova. Sullo scooter, custodito in un autosoccorso di Cuneo, gli specialisti della polizia scientifica effettueranno l'esame del luminol e altre analisi tecniche.

Il due ruote sarebbe stato portato da Chiavari a Bove dalla stessa indagata, che lo teneva in un box. Ma perché da un vecchio motorino potrebbe arrivare una svolta a uno dei cold case più intricati d'Italia? Una testimone, nei giorni successivi al delitto, aveva raccontato di aver visto, proprio la mattina della morte di Nada, Annalucia Cecere transitare con il due ruote nella via su cui si affaccia lo studio del commercialista. Per gli investigatori, coordinati dal procuratore Francesco Pinto e dal sostituto Gabriella Dotto, sul veicolo potrebbero esserci dunque ancora possibili tracce di sangue e di Dna nel caso in cui l'ex insegnante avesse ucciso Cella.

Il test del Dna

Intanto la procura ha incaricato il genetista Emiliano Giardina, il professore dell'Ignoto 1 di Yara Gambirasio, di estrarre e comparare il Dna trovato in vari reperti. Oltre a Cecere, difesa dall'avvocato Giovanni Roffo, sono indagati il commercialista Marco Soracco - il titolare dello studio in cui lavorava Nada - e l'anziana madre. I due, difesi dall'avvocato Andrea Vernazza, sono accusati di false dichiarazioni al pm. Avrebbero mentito sui reali rapporti tra il professionista e l'ex insegnante. A fare riaprire il caso è stata la determinazione della criminologa Antonella Pesce Delfino, insieme all'avvocata Sabrina Franzone, che ha riletto gli atti della vecchia indagine scoprendo particolari sottovalutati ed errori macroscopici nelle indagini iniziali.

La "guerra dei bottoni"

Tra gli elementi non presi inizialmente in considerazione anche alcuni bottoni trovati all'epoca in casa dell'indagata uguali a uno trovato sotto il corpo della segretaria. Ma non solo. Tra le carte la criminologa ha scovato una vecchia intercettazione in cui la donna diceva a Soracco di "non riuscire a togliersi di mente quella scena". Per cercare di risolvere il giallo gli inquirenti hanno risentito decine di testimoni, compresi una decina di preti, ma anche gli investigatori dell'epoca.

Tra gli ultimi sviluppi di cui si è avuta notizia anche chiamate di questa estate finiti agli atti in cui Cecere avrebbe minacciato la criminologa. L'ex insegnante era stata indagata quasi subito ma nel giro di due settimane la sua posizione era stata archiviata frettolosamente. Per gli inquirenti la donna avrebbe ucciso per gelosia nei confronti di Soracco, che avrebbe avuto un interessamento invece per la segretaria, e per prendere il suo posto di lavoro. Adesso quel vecchio scooter potrebbe restituire un possibile indizio dopo 25 anni