Fughe gas metano, effetti su salute e clima. Ecco quando si corre un pericolo

Gli esperti a confronto sul caso Nord Stream. Ma cosa succede in un ambiente chiuso?

Nord Stream (Imagoeconomica)

Nord Stream (Imagoeconomica)

La nube di metano sprigionata dalla falla dei gasdotti Nordstream 1 e 2 nel bar Baltico arriverà sull'Italia. Dai cieli della Svezia e della Norvegia una coda dell'ammasso gassoso si sta spostando verso il Mediterraneo.

Salute e inquinamento

Quali sono i pericoli che corriamo? "Nessuno, né di inquinamento né per la salute dei cittadini, dato che la nube si è molto diluita in atmosfera ed essendo il metano un gas climalterante, che incide cioè sul riscaldamento globale e non inquinante". A spiegarlo è Bernardo Gozzini, direttore del Consorzio Lamma-Cnr, sui dati del rapporto dell'Istituto Norvegese per la ricerca sull'aria (Nilu), in base ai quali la nube si è divisa in due parti. Un'altra si dirige verso le coste della Gran Bretagna. Non c'è nessun pericolo per l'uomo, ribadisce Alessanro Miani, presidente Sima, la Società italiana di medicina ambientale "questo perché si trova ad altezze che non ci riguardano. Il problema potrebbe essere per l'impatto sul cambiamento climatico, visto che inciderà anche se meno, una decina di anni, rispetto alle emissioni di anidride carbonica"

Effetti nulli sul clima

La parola passa dunque ai climatologi. Tra i primi a rilevare le emissioni - per il 96% gas serra metano - prodotte dalle esplosioni è stato il norvegese Stephen Matthew Platt. "Non mi aspettavo di non vedere nulla -riferisce il ricercatore - . Molto spesso senti parlare di grandi emissioni, ma quando guardi i dati non ne vedi alcun segno. Ma qui c'è stato un netto aumento. Le prime stime di 40.000 tonnellate di metano sono state aggiornate a 80.000, un fenomeno senza precedenti nel Nord Europa, dove la concentrazione di metano nell'aria è arrivata al 20%. "Questo fenomeno non è pericoloso per l'uomo - sottoliena Platt - non essendo un gas infiammabile in queste quantità". Gli effetti negativi potrebbero riguardare il clima visto che il metano è circa 32 volte più potente dell'anidride carbonica e rappresenta dunque il maggior minaccia potenziale per il clima e il surriscaldamento globale. Ma le emissioni sono minori e la sua durata nell'atmosfera più breve. Nella fattispecie, poi, l'impatto è comunque limitato nel tempo e nello spazio, di fatto allo Scandinavia.

Una goccia nel mare

Il ricercatore norvegese Bjorn Samset ritiene dunque il "fenomeno poco significativo", sottolineando, "che dalla produzione di energia e dall'agricoltura il mondo emette quasi 1 milione di tonnellate di metano al giorno". Un'emissione di 80.000 tonnellate equivale quindi a meno del 10% di ciò che il mondo emette ogni singolo giorno. Una goccia nel mare, dunque. "In relazione a tutte le nostre attività, non sarà un'aggiunta molto grande", conclude Samset.

Ambiente chiuso

Discorso diverso sarebbe, naturalmente, nel caso di una fuga di metano,  il gas fornito dalle reti cittadine (a differenza del gpl delle bombole), in ambiente chiuso, come in una casa. L'esposizione prolungata può provocare infatti emicrania, malessere, problemi cognitivi e difficoltà di respirazione, fino all'asfiissia  per mancanza di ossigeno. A ciò si aggiunga il rischio di esplosione e incendio quando la concentrazione è massima in seguito a falle e guasti negli impianti e si è in presenza di un innesco, come raccontano tanti episodi di cronaca. L'unico modo per scongiurare il peggio, in questi casi, è aprire le finestre e areare l'ambiente. 

Caratteristiche e pericoli

Il metano è un gas inodore, incolore e insapore che prima di essere distribuito attraverso la rete cittadina viene messo a contatto con un composto chimico che gli dona il caratteristico “odore di gas”. Il metano è più leggero dell’aria, si stratifica verso l’alto – nei pressi dei solai o dei tetti – ed è più facilmente eliminabile in caso di perdite. Il Gpl, invece, è più pesante dell’aria, tende a ristagnare verso il basso sul pavimento ed è difficilmente disperdibile in caso di perdite. Comune ai due gas è il pericolo di esplosione che si crea in presenza della giusta percentuale di gas/aria e di  un innesco. Significa che un’esplosione avviene solo se la percentuale di gas presente nell’aria è quella prevista dal campo di infiammabilità. Per il metano, ad esempio, questo valore è compreso tra il 5 e il 15%: vale a dire che non c’è esplosione se c’è molto gas (superiore al 15%) o poco gas (inferiore al 5%).