
Un centro d'accoglienza per minori stranieri non accompagnati
Milano – Arrivi costanti, giorno dopo giorno, concentrati soprattutto in alcuni territori, in particolare nelle città capoluogo, per effetto del passaparola tra i ragazzi. Ma ora le strutture sono sature e i Comuni chiedono aiuto nella gestione dei minori stranieri non accompagnati.
Lo ha fatto il Comune di Brescia, che ha lanciato un sos alla Prefettura, perché si possa creare una soluzione ad hoc, un centro di accoglienza straordinaria dedicato a Msna, con servizi analoghi a quelli previsti per gli adulti, seppur tarati sull’età. Attualmente, i servizi sociali del Comune di Brescia hanno in carico 185 Msna, un numero altissimo rispetto al passato, esploso di fatto negli ultimi due mesi; dall’altra parte, le strutture di accoglienza sono sature.
Non è un unicum: la stessa situazione si registra anche negli altri capoluoghi, da Como a Bergamo a Cremona e Mantova, né si riesce a trovare posto neanche in regioni vicine. I numeri, del resto, sono eloquenti.
Guardando il report mensile del Ministero del lavoro e delle politiche sociali si evidenzia un trend in costante crescita: a marzo 2022, in piena emergenza Ucraina, i Msna erano 1.596 in tutta la Lombardia, mentre a marzo 2023 sono 2.714, quasi due volte tanto. L’Anci ha già sollevato il tema più volte negli ultimi mesi. "Siamo preoccupati – ha detto Matteo Biffoni, delegato Anci all’immigrazione giusto un mese fa – per le concentrazioni di minori stranieri non accompagnati su determinati Comuni. Servono meccanismi per evitare queste concentrazioni altrimenti la situazione diventa ingestibile".
L’accoglienza dei minori senza genitori coinvolge diversi attori, dalle forze dell’ordine al Tribunale dei minorenni, ai Comuni, le Prefetture (queste ultime soprattutto per la gestione dei rimborsi ai Comuni, visto che lo Stato eroga un rimborso di 100 euro al giorno per minore, seppur con tempi che non sono compatibili con la tenuta di bilanci di Comuni più piccoli). Il vero nodo, però, è la carenza di posti. L’ultimo report di Anci dà conto di 674 posti in Lombardia nella rete Sai per Msna nel 2021 (i ragazzi presenti quell’anno erano 1202): considerando gli ultimi dati del 2023, ne servirebbero quattro volte tanto.
Molti vengono collocati in comunità educative, che però dovrebbero essere destinate a minori con problematiche diverse, in particolare quelli allontanati dalla famiglie. Ormai anche queste sistemazioni sono sature. "Il Comune – spiega Silvia Bonizzoni, responsabile Settore Servizi Sociali del Comune di Brescia – si è sempre occupato dell’accoglienza di questi minori, anche attivando posti ad hoc nella Rete Sai. Il punto è che le risorse sono finite, per questo abbiamo lanciato l’Sos alla Prefettura".
Chi sono i Msna che stanno arrivando? "Sono per lo più ragazzi dai 16 ai 18 anni, che arrivano da Egitto, Albania, Tunisia, con percorsi migratori complessi. Vogliono inserirsi nel mondo del lavoro, per ripagare il viaggio e riuscire a mantenere se stessi e le famiglie, che scelgono il ‘migliore’ per affrontare questo percorso".
In genere hanno già dei contatti sul territorio, tanto che il Comune di Brescia, ad esempio, sempre in accordo col Tribunale, cerca di esplorare le relazioni famigliari e amicali, per promuovere anche percorsi di affido (dei 185, 25 sono stati collocati così). "Questa rete è fondamentale, anche perché molti sono vicini alla maggiore età, per cui comunque, compiuti i 18 anni, andrebbero comunque lì".
Lasciarli nel ‘vuoto’ è solo controproducente, perché rischierebbero di intraprendere strade non lecite o di cadere vittime di reti di criminalità. Per riuscire a fare accoglienza, però, serve quanto meno l’essenziale, ovvero un posto, dove col terzo settore si possano costruire percorsi di inclusione: l’auspicio è che arrivino quindi risposte al bando prefettizio.
Altro tema è che sta emergendo è quello dell’assistenza sanitaria, non solo per la profilassi vaccinale ma anche per difficoltà fisiche e psichiche legate agli stessi percorsi migratori. A Brescia il Comune ha chiesto l’attivazione di un percorso o uno sportello ad hoc ad Asst Spedali Civili. "L’accoglienza dovrebbe essere un lavoro di squadra – conclude Bonizzoni – è questo ciò che si sta cercando di fare".