Milano – Numeri in crescita, ma sempre al di sotto delle necessità: al 31 dicembre 2023, in Lombardia risultano infatti 559 tutori volontari iscritti negli elenchi tenuti presso i Tribunali per i Minorenni, di cui 180 presso il Tribunale per i Minorenni di Brescia, 379 nell’elenco tenuto presso il Tribunale per i minorenni di Milano. I numeri, messi nero su bianco nella relazione annuale 2023 del Garante per l’infanzia e l’adolescenza appena pubblicata, sono nettamente superiori rispetto ai 385 tutori di tutta la Lombardia del 31 dicembre 2021, ma ancora non permettono di coprire tutte le esigenze di tutela.
Secondo la dashboard del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, al 31 marzo 2024 risultavano in Lombardia 2.639 minori stranieri non accompagnati (il 12,5% del totale nazionale), di cui quasi la metà, 1.153 nella sola provincia di Milano; stabili sopra i 200 i numeri di Brescia, Bergamo, Pavia, province dove l’aumento è stato esponenziale nell’ultimo anno. Come spiega la relazione del Garante regionale, Riccardo Bettiga, "tanti passano nei centri di detenzione in Libia e sbarcano sulle coste italiane con i barconi. Altri arrivano dalla rotta balcanica. Tutti raccontano storie di torture, privazioni e sofferenze incredibili".
Il Garante spiega che "il 70% dei minori stranieri non accompagnati che si trova in Lombardia arriva dall’Egitto, Albania, Tunisia e Bangladesh". Difficile trovare posti in comunità per minorenni, e d’altra parte il Governo ha aperto alla possibilità di inserire i Msna sopra i 16 anni anche nelle strutture per adulti. Ma il mondo dei Msna non accompagnati non esaurisce le criticità pervenute all’ufficio del Garante: nel 2023, sono state 137 le segnalazioni, in generale, che hanno dato il via ad interventi, per lo più relative ad assistenza in ambito familiare e in contesti diversi dalla famiglia. Spesso scaturiscono da situazioni particolarmente difficili generate dalle separazioni gravemente conflittuali che causano l’inevitabile affido dei minori coinvolti.
Tra i temi approfonditi dal Garante, c’è quello del rifiuto genitoriale, condizione di rottura della relazione genitore-figlio a seguito di separazione o divorzio, in assenza di violenza e maltrattamenti. Il rifiuto del figlio verso uno dei due genitori è, in altre parole, apparentemente immotivato, ma poiché i casi sono tanti, Bettiga ha istituito un tavolo di lavoro consultivo composto da Ctu, psicologi, psichiatri, avvocati, magistrati, con lo scopo anzitutto di spiegare se esista (o meno) questo fenomeno clinico.