
Controlli della Guardia di Finanza
Trovate questo articolo all'interno della newsletter "Buongiorno Milano". Ogni giorno alle ore 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e molto altro. www.ilgiorno.it/
Milano - La guerra contro la criminalità organizzata si combatte sul fronte finanziario. "In un momento storico fortemente contrassegnato dai pesanti effetti della pandemia da Covid-19 – si legge nella relazione della Direzione investigativa antimafia sul secondo semestre 2020 – l’osservazione investigativa e l’analisi preventiva mirano sempre più anche sul territorio lombardo al contrasto delle infiltrazioni dei sodalizi nell’economia legale". Un approccio , secondo il procuratore capo di Milano Francesco Greco, "frutto dell’abbandono di una prospettiva per così dire “mafiocentrica”, per puntare l’attenzione su quei fattori di contesto che consentono alla mafia di prosperare in territori non tradizionali". Tradotto: "Per comprendere i mafiosi che operano in aree non tradizionali, bisogna investigare in primis i soggetti esterni, capirne le modalità di condotta".
Nella relazione, illustrata al Parlamento dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, gli specialisti dell’Antimafia hanno ricordato il calo della produzione che ha inevitabilmente colpito tanti settori (dal tessile alla siderurgia), spiegando che una contrazione del giro d’affari rende giocoforza più vulnerabili le aziende dei comparti in maggiore difficoltà: "La criminalità organizzata potrà tentare di accreditarsi presso gli imprenditori in crisi di liquidità per offrire/imporre forme di di welfare e di sostegno finanziario, prospettando la salvaguardia della continuità aziendale ma con il reale intento di subentrare negli asset proprietari". Uno scenario che rischia di diventare ancor più problematico se messo in correlazione con "la tendenziale ritrosia dell’imprenditoria lombarda nel denunciare condotte di usura spesso realizzata con il ricorso a metodiche estorsive tipicamente mafiose".
Le imprese più attrattive per i clan restano sempre quelle della ristorazione, dell’edilizia e dello smaltimento rifiuti, anche se la pandemia (e non è difficile immaginare il perché) ha fatto salire in cima alla categoria le ditte che si occupano di pulizie, sanificazione e produzione di dispositivi di protezione individuale. Ultima nota per la struttura della ’ndrangheta, ormai iper consolidata: la "camera di controllo" denominata "La Lombardia" sovrintende le attività di 25 locali tra le province di Milano (9), Como (6), Monza-Brianza (5), Lecco (2), Pavia (2) e Brescia e Varese (una a testa tra Lumezzane e Lonate Pozzolo). Nicola Palma